Luigino De Mori non lascia: raddoppia. Siederà sulla panchina del Lonigo, il tecnico: “Torno dove ho lasciato un pezzo di cuore, ringrazio la dirigenza per la fiducia”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 4 Luglio 2014Luigino De Mori non si ferma. Il vecchio maestro non lascia: raddoppia. Sembrava dovesse dire addio al calcio, a quella panchina che da un trentennio era casa sua. Invece no: una chiamata improvvisa gli ha fatto cambiare idea. Eppure, il suo sarebbe stato un finale col botto: profeta in patria, vittoria coi colori del proprio paese con annesso accesso in Promozione, categoria cui nessuno mai a Veronella era arrivato. Su una torta già ricca però, Luigino, evidentemente, vuole ancora qualche ciliegina. Non è ancora sazio: il maestro veronellese, ex maratoneta, continuerà a insegnare calcio. Lo farà a Lonigo, laddove ha cresciuto nel vivaio i giovani che oggi militano nella prima squadra. Sono i suoi figliocci: li riabbraccerà, guarda caso solo pochi mesi dopo averli sconfitti in finale play-off. Come a dire: a volte il destino di un allenatore è davvero curioso.
“A Lonigo ho lasciato un pezzo di cuore – racconta Luigino – andrò a riprendermelo. In anni di servizio ho coltivato rapporti che continuano ancora oggi. Ricevere la richiesta della società è stato un onore: non potevo non accettare. Conosco la piazza e l’ambiente, so che possiamo far bene. I ragazzi li conosco quasi tutti, cercherò di essere ancora utile per loro”.
De Mori a Lonigo ha contribuito a formare una generazione di calciatori. Almanacchi alla mano, molti di quei ragazzi sono ancora in campo, segno che la scuola ricevuta è stata di quelle importanti. Lui a settembre sarà ancora là, in panchina, la sua cattedra personale, come la prima volta, con l’entusiasmo di quel primo giorno di anni e anni fa. L’emozione per aver accettato di tornare all’ovile Luigino fatica a mascherarla.
“Pensavo di aver chiuso la mia carriera con la vittoria con il Valgatara nella finale play-off – conclude Luigino – in quel momento mi sono sentito realizzato, ho toccato il punto più alto della mia carriera. Ero pronto alla pensione, a godermi il calcio da fuori, guardando le partite e chiacchierando al bar. Invece la chiamata del Lonigo mi ha convinto a rimandare il meritato riposo: spero di ripagare la fiducia della società, dire che se lo meritano è riduttivo”.