Lugagnano, lo schiaffo dell’Eccellenza fa male. Il tecnico Gasparato: “Tiriamo fuori l’orgoglio”

Lugagnano, lo schiaffo dell’Eccellenza fa male. Il tecnico Gasparato: “Tiriamo fuori l’orgoglio”

by 20 Dicembre 2013

A volte la buona volontà non basta. Virtù e fortuna viaggiano a braccetto, scriveva Niccolò Machiavelli. L’una dà vita e fortifica l’altra. Vivono in simbiosi: separate, sciolte dal loro legame, si dileguano nell’effimero.

La storia del Lugagnano in Eccellenza è scritta qui. Sta nelle pieghe di un parallelismo, chiamiamolo letterario, compiuto a metà. Manca l’abbraccio tra la virtù del “Luga” che mette l’elmetto, pronto ad apprestarsi all’impresa, e la Fortuna, scritta così, con la maiuscola, che tante, troppe volte ha voltato le spalle ai ragazzi di Gasparato.

Non è certo solo l’avversione della Dea Bendata il male maggiore del Lugagnano. Qualche limite c’è, bisogna pur dirlo. Sua Eccellenza è un’altra storia rispetto alla Promozione. Altra musica, altro spartito, altri solisti. Ma se un campionato difficile era pronosticabile, nessuno avrebbe immaginato un’andata così povera di punti. ‘Saetta previsa vien più lenta’, scriveva Dante nel diciassettesimo canto del paradiso. Tutti sapevano di dover lottare leccandosi le ferite che inevitabilmente sarebbero arrivate. La saetta però, troppe volte ha preso velocità. Un’eccessiva, e inaspettata, velocità.

Quel Lugagnano operaio che conquistò il titolo in Promozione coi panni ancora sporchi dal lavoro, quando l’Ambrosiana aveva già messo il frac, aveva stupito tutti. La speranza che la favola continuasse c’era eccome. C’era ma non è bastata. Almeno per il momento, direbbe qualcuno. Perchè se il vaso di Pandora si svuota, la Dea Spes rimane sempre, fino alla fine.

I rimpianti non mancano, e per fortuna. Non ce ne fossero, vorrebbe dire che l’inferiorità è troppo netta. Invece no: suo malgrado, Massimo Gasparato ha di che mangiarsi le mani.

“Tante volte siamo usciti sconfitti nel risultato ma non nel gioco. Talvolta siamo stati proprio beffati. Per sfortuna, per inesperienza, per un guizzo degli uomini di maggior classe degli avversari. Tante volte un episodio ha cambiato l’inerzia della partita a nostro sfavore, e questo, purtroppo, ha fatto la differenza”.

Come un atleta che corre verso l’asticella, il Lugagnano, al momento del salto, pativa l’incombere di un imprevisto. Neanche quando sembrava averla ormai saltata, quella maledetta asticella, il Luga sospirava di sollievo. Ci incocciava col piede e quella cadeva. Subiva goal, ancora una volta, e tutto il castello crollava terra.

“Ho toccato con mano che, a differenza della Promozione, qui non basta una squadra ben organizzata. Pressochè ogni formazione ha due o tre elementi di esperienza ed alta qualità: quelle che stanno in alto, naturalmente, ne hanno ancora di più. Ho visto che gli organici, quasi sempre, presentano molti giovani, di qualità anche variabile, mica sempre superiori ai nostri, ma non mancano mai di giocatori che possono anche decidere la partita con colpi individuali. A questo possiamo aggiungere una impreparazione mentale iniziale nell’affrontare l’Eccellenza da parte di qualche ragazzo. Leggerezza, sottolineerei, più che presunzione. Altrettanto schiettamente: noi ci affezioniamo ai nostri ‘butèi’, li sentiamo parte della famiglia. E, come può capitare in una bravissima famiglia, abbiamo sottovalutato alcuni limiti dei ragazzi. Ma la colpa non è loro: è mia. Non ho saputo vedere che a chi aveva dato il 110% l’anno scorso non si poteva chiedere ancora qualcosa di più.
Tengo per ultimo il capitolo assenze, perchè non deve essere un alibi, ma solo una onesta, parziale scusante: a tre giorni dal via del campionato abbiamo perso Mattia Bertol durante un’amichevole benefica col Chievoverona. Lui l’anno scorso ha fatto un po’ da coscienza critica della nostra giovane squadra, quindi la sua assenza si è sentita sia in campo per le sue doti tecniche che in spogliatoio.”

Nemmeno il mercato ha portato grandi novità a Lugagnano.

” Purtroppo come ultimo in classifica non sei molto attraente, naturalmente, quindi anche la disponibilità della Società ad investire ed a cambiare deve fare i conti con lo scetticismo di chi potrebbe venire, ma si blocca nel leggere la classifica. In ogni caso, io questa sfida voglio viverla fino in fondo, come un’avventura che mi sono guadagnato. non voglio solo guardarla scorrere”.

Un campionato incertissimo, l’Eccellenza. Per ogni bagarre, che sia per la salvezza o la promozione, un pronostico è quasi impossibile.

“Le prime quattro possono vincere come finire fuori dal podio. Praticamente si equivalgono. Dovessi scegliere, dico che qualcosa in più hanno l’Arzignanochiampo e il Cerea, che ha un organico sontuoso. Il miglior calcio, premettendo che le avversarie le vedi due volte l’anno, per me l’ha espresso il Pozzonovo. Se non altro, sono quelli che contro di noi hanno giocato meglio. Sorprese non ce ne sono, o meglio, da matricola, per me sono tutte sorprese. Ma ammiro l’Ambrosiana di Marco Montagnoli. Come delusione direi noi, a livello personale, e il Vigasio, visti i proclami iniziali. I loro propositi erano ben altri”.

In conclusione, pur non cercando alibi, com’è nel suo aplomb, Gasparato non manca di piazzare una frecciatina. La strada per la salvezza del suo Lugagnano è tutta in salita, ma percorrerla è ancora possibile. Tuttavia, prescindendo dai fatti di campo, qualche sassolino nella scarpa, Gasparato vuole toglierselo.

“Per la salvezza dobbiamo tirar fuori l’orgoglio. Mettiamoci l’anima: poi vedremo cosa succederà. Infine, mi permetto un appunto, che appongo con orgoglio: è risaputo, lo hanno riportato anche i media, quindi non svelo nulla di sconosciuto all’ambiente, che qualche squadra – ed un paio di queste sono veronesi – non avrebbe nemmeno potuto partecipare al campionato di Eccellenza se anche per i dilettanti valessero le regole che subordinano l’iscrizione all’aver onorato gli impegni assunti coi propri tesserati nell’andata precedente. Invece, continuando nel malcostume, c’è chi non paga e fa cassa per l’anno successivo. Per chi, come me, lavora quotidianamente con le aziende, è ben curioso vedere che nel mondo del calcio la credibilità vale così poco. Nell’economia reale i buoni pagatori sono un patrimonio prezioso, qui vedo che contano di più altre valutazioni e società ‘furbe’ a dir poco continuano ad inquinare questo bellissimo sport”.