Isola Rizza, Olimpica Dossobuono, Parona, Quaderni e.. molto altro ancora. Il calcio che ci piace ha tanti colori: scopriamoli assieme

Isola Rizza, Olimpica Dossobuono, Parona, Quaderni e.. molto altro ancora. Il calcio che ci piace ha tanti colori: scopriamoli assieme

by 29 Aprile 2015

Tanti colori, identità simili quanto diverse, certezze, buonsenso, pochi soldi e autoironia. L’esagono del calcio che ci piace è scritto qui: scopriamolo insieme. Spesso chi giudica il dilettantismo d’oggi tende a puntare il dito contro qualcuno o qualcosa. Naturale, visti i tempi. Comprensibile, visto il marciume ben visibile e maleodorante. Oggi però ci discostiamo: proviamo a cogliere le pepite d’oro rimaste, ad intuire dov’è, perchè c’è ancora, ve l’assicuriamo, quel barlume di luce che tiene in vita una macchina forse antiquata, da revisionare in qualche ingranaggio, ma che mai passa di moda, come quella del calcio popolano, rustico, dilettantistico nel suo senso etimologico.

Un anno di calcio mostra al suo popolo che ciò che gli ha permesso di attraversare il tempo è ancora vivo. Quando rotola un pallone l’istinto di prenderlo per farci qualsiasi cosa è, nonostante tutto, ancora fortissimo. Inutile dire di no. Sarà calato il livello, sarà calata la capacità di mantenere viva una passione, ma la scintilla scocca sempre. Puntuale. Sono i modi per farla ardere che vanno riattualizzati.

Un anno di calcio mostra che sì, qualcosa, anzi molto, ancora ci piace. Avamposti ce ne sono, scopriamoli: il Team in Eccellenza, la Virtus in Promozione, Dossobuono e Isola Rizza in Prima, praticamente tutte le trionfanti in Seconda e Terza Categoria, ma non solo. Piazze in cui la pratica dello sport è ancora mantenuta quasi nel suo livello più puro, senza ritorni economici. Non ce ne voglia chi ha vinto spendendo: questa non è una crociata contro nessuno. E’, piuttosto, una lode a chi riesce a tradurre quel passaggio che porta dalla necessità alla virtù in un successo, o, per lo meno, in un cammino sorprendente.

Spesso si legge di lodi alla persona, nel senso umano del termine, nei confronti di chi, nel portafoglio, s’è trovato un gruzzolo non da scherzo. Un po’ fa sorridere: c’è poca verità in quelle lodi. Nessuno discute la legittimità degli accordi: quanto stabilito privatamente tra singolo e società è sacrosanto. Non si esageri con gli aggettivi, però. Non si chiami in causa dimensioni dell’esistenza che meglio s’addicono ad altri. Il sacrificio è tale se è spontaneo. Quello lautamente remunerato è iscritto al registro di una classe inferiore. Si parli di bravura, di abilità in campo per chi gioca o gestionali per chi siede in panchina. La sfera delle sensazioni di chi si batte di sua sponte, senza ritorni, la si lasci a chi la merita davvero.

A Cesare, ciò che è di Cesare: questo è il messaggio. Le favole non sono per tutti. Lasciatecele gustare: il Team che, con un decimo del budget altrui, si salva in Eccellenza; l’Ambrosiana con lei, a braccetto. La Virtus che, coi ragazzini, fa la voce grossa in Promozione. L’Olimpica Dossobuono del bel calcio e la silenziosa sorpresa dell’Isola Rizza in Prima, pronte a dimenarsi nei play-off tra le giganti della categoria. Tutte le vincenti di Seconda e di Terza, primatisti per merito, fatica, un po’ di fortuna e della bontà prima umana, poi tecnica, degli interpreti. Sono gli allievi migliori di una scuola che sforna ancora discenti dall’animo mite, imperfetto ma sincero, ligio al dovere quando è ora del dovere, al dilettevole quando è ora del dilettevole.

Sui banchi del dilettantismo di casa nostra cresce ancora chi impara, sulla propria pelle, il gusto dell’impegno divertito, della fatica col sorriso, dell’autoironia, del buonsenso che ti permette di intuire i limiti, di capire la dimensione più opportuna, della magia che, una volta tanto, fa sognare anche i poveri. Una canzone faceva “anche l’operaio vuole il figlio dottore”. Se i dottori sono i professionisti, gli operai che ci arrivano sono sempre meno.

Ma non importa. Ci basta essere operai felici, con la tuta blu, sporca, lercia, ma quanto mai nostra. Lasciateci mandare un complimento sincero e dovuto a chi ha saputo reggere il confronto con il Golia di turno. Perchè quando arriva, la vittoria di Davide è sempre poesia. Ed è la vittoria di tutti, ricordiamocelo.

Buon finale di stagione,

a presto!

Riccardo Perandini

Direttore Editoriale Calcio Dilettante Veronese