Il Mondiale è la festa dello sport per antonomasia. Ma visto l’inizio, sarà davvero così?

Il Mondiale è la festa dello sport per antonomasia. Ma visto l’inizio, sarà davvero così?

by 13 Giugno 2014

Il Mondiale è la festa del calcio e dello sport. La festa dei popoli, del pluralismo, delle diversità a confronto. Un meltin’ pot dove la lingua del calcio rompe ogni Babele, mostrandosi nella sua universalità, e dove le regole dovrebbero essere finalmente uguali per tutti. Dovrebbero, appunto.

Il problema sta tutto nel condizionale. A giudicare dall’esordio del Mondiale 2014, vien naturale pensare male. Specie a noi italiani, specialisti del settore. Il vecchio adagio ‘a pensar male non si fa peccato e spesso ci si azzecca’ d’andreottiana memoria torna come non mai in auge. Ci dicano pure che siamo schiavi della cultura del sospetto, ma davanti all’evidenza nascondersi pare impossibile.

Non salirà da subito un moto di giovenaliana indignazione, ma poco ci manca. Perchè se il buon giorno si vede dal mattino, in Brasile è già notte fonda. Diciamolo: senza ‘aiutini’, difficilmente il Brasile avrebbe piegato l’orgogliosa e brillante Croazia vista ieri. Forse avrebbe segnato lo stesso il raddoppio, forse l’avrebbe subito: ragionare a posteriori è sempre riduttivo.

Eppure il problema rimane: poteva steccare la prima il Brasile in casa, contro l’umile e minuta Croazia? Certo che no. E allora eccoli, puntuali, gli aiutini: rigore inventato e fallo non fischiato a metà campo sulla terza rete di Oscar. Può bastare? Direi di sì. Se non è un furto a mano armata poco ci manca.

Dunque, ripetiamo la domanda: vincerà lo sport? Ci auguriamo di sì, ma vien da credere sia difficile. E’ inevitabile: che sia sudditanza psicologica o no, chiamatela come volete, quando il Golia di turno tentenna contro un coraggioso Davide, dev’esserci sempre un qualcuno che spiana la strada a Golia. Succede così nei campionati per club, nelle coppe, nelle manifestazioni internazionali. Se le big sono tali, tanto di cappello: vuol dire che si sono meritate l’appellativo. Ma non sempre vincono i più forti.

E’ bello, e soprattutto conforme all’etica sportiva, vedere che un’aspettativa viene cancellata, che uno status quo viene stravolto, che il pronostico incontrovertibile viene sovvertito. Dovrebbe succedere sempre, quando si verificano i presupposti. Peccato che qualcuno, un Ponzio Pilato di turno vestito con giacchetta e armato di fischietto, decida le sorti altrui lavandosene le mani. Pensateci: è così. La storia è un ciclo, e i suoi interpreti hanno sempre lo stesso copione anche se distanti millenni.

Non la cambieremo di certo noi, ma finchè siamo in tempo, auguriamoci che tutto vada per il verso giusto. Domani gioca l’Italia, per l’appunto…

Riccardo Perandini

Direttore Editoriale Calcio Dilettante Veronese

mail: riccardo.perandini@libero.it