Concordia, la tentazione è un lavoro di lima. Il neo tecnico Bozzini: “Serve l’alchimia giusta. Ma il gruppo promette bene”
by Redazione Calcio Dilettante Veronese 23 Agosto 2017Concordia, la tentazione è un lavoro di lima. Impossibile resistergli, inutile affidarne al caso il soddisfacimento. Non è un’estate di rivoluzione ma il peso del cambiamento è di quelli notevoli. Molti, più del solito, i volti nuovi. Nuovo volto pure in panchina: al posto di Chieppe è arrivato Giuseppe Bozzini, pronto ad inaugurare il suo magistero. Gli anni di Dossobuono sono un ricordo felice, che arde con umano orgoglio: non può un finale negativo rovinarne il percorso.
Sottolinearlo, è un po’ come immaginare il fascino delle comete: la bellezza sta nella scia, non tanto nel punto verso il quale tendono. Bozzini a Dossobuono ha insegnato calcio, formato giocatori, trasformandoli col lavoro, adeguandoli alle categorie, ben due, scalate negli anni. Mai integralista nell’applicazione dell’Idea, ma mai rinunciatario al se stesso, al proprio naturale tendere verso il bello, Bozzini, sarto ed esteta, pratico e lievemente utopista (cos’è l’utopia in fondo, se non l’espressione di un desiderio?), proverà a riproporre il suo calcio anche in via Zorzi.
Non c’è stata, nella cavalcata dell’Olimpica, una formazione che non abbia raggiunto il risultato senza coniugarlo al bel gioco. Pare un’esagerazione, agli occhi dei più. Eppure è così: per i dubbiosi, rivolgersi a chi c’era. L’augurio e l’auspicio che in biancoviola si pongono, è che il neo tecnico sappia trovare in fretta la nuova veste ad un gruppo rinnovato fortemente, irrobustito nei muscoli e nel pedigree di tanti giocatori che, col loro arrivo, portano in dote un’esperienza di categoria non indifferente. E’ un Concordia che promette bene: e se ogni promessa è un debito… ai posteri l’ardua sentenza.
“Cercherò di valorizzare al meglio un gruppo che già oggi mi intriga – racconta Bozzini – la rosa è completa, di livello, di spessore tecnico e umano. Un piacere allenarla, una dolce difficoltà, lo ammetto, fare delle scelte. Proporrò la mia idea di calcio adeguandola al modo di interpretarla dei ragazzi: affineremo la conoscenza reciproca sul campo, con tempo, sudore, pazienza. Le premesse sono buone, non posso negarlo. Vogliamo giocare, oltre che per toglierci delle soddisfazioni, per dare una prospettiva migliore ai ragazzi del vivaio. Non è una frase fatta: si vive per uno scopo, sempre. E anche il calcio, sebbene nei dilettanti sia più propriamente divertimento, tende comunque ad uno scopo. Se mi chiedete gli obiettivi io non sono uno che si pone limiti: ambisco sempre al meglio, se poi gli avversari si dimostrano migliori, tenderò volentieri la mano in segno di complimenti. Ma non gioco certo a nascondino: sarei ipocrita se non dicessi di puntare ad un campionato di livello”.