Cherobin, torna il sorriso: “Team, ti prendo per mano”

Cherobin, torna il sorriso: “Team, ti prendo per mano”

by 21 Ottobre 2016

Il sorriso che illumina il volto e una parola buona per tutti. Disteso, ottimista e prudente insieme. Michele Cherobin ritrova il gusto del calcio giocato. Per giunta, nel salotto più nobile del nostro calcio. Il suo Team piace e convince. Lavora per meritarsi la categoria, come uno zelante scolaro sui banchi di scuola. Missione tosta, ma non fuori portata.

L’Eccellenza, Cherobin, non l’aveva mai vista da vicino. Accarezzata sì, ma ritrovarsela per le mani è storia diversa. Dal miracolo sfiorato con la Virtus al miracolo in divenire al Team, l’ennesimo, c’è un cammino di virtù che Michele percorre senza nemmeno il bisogno della bussola.

Meglio le intuizioni che le rotte già solcate. Al Team, da novizio, sta raccogliendo consensi. Frutti copiosi, dopo un inizio pieno di rovesci. Chi lo guardava da lontano, durante l’estate, qualche interrogativo lo poneva. Gli esordi in Coppa, preoccupanti, sembravano l’inizio di un tunnel, soprattutto alla luce di un altro ridimensionamento in casa biancoblu. Invece, il campo, insindacabile giudice, ancora non si stanca di esser teatro di recite inaspettatamente sapienti, in grado di stupire, ancora una volta, la platea degli addetti.

“A settembre ero preoccupato, lo ammetto – commenta Michele – in Coppa abbiamo girato tutti gli effettivi, provando anche nuovi moduli e nuovi ruoli per alcuni giocatori. Era una fase sperimentale. Sapevo che avrei dovuto gestire delle difficoltà, ma non certo scoppole così. Eppure, poi, non ho nemmeno avuto bisogno di arringare la truppa. Il gruppo è così maturo che non ce n’è stato bisogno, ci è bastato lavorare insieme”.

Il primo mese e mezzo lascia in eredità una certezza: quel Team fragile e frantumato da tutti è un lontanissimo ricordo.

“Sì, la strada è lunga ma una cosa è certa: abbiamo trovato la quadra per giocarcela con tutti – conclude – non ho la bacchetta magica, ma ora so come questo Team può preparare il colpaccio ogni domenica. C’è un gruppo solido, giovani di qualità, una società che non ha le risorse dei competitor ma che sa cosa vuol dire far calcio. Nella dirigenza ci sono persone perbene, la loro presenza è importante. Stiamo costruendo le basi per un’altra impresa salvezza. Ho individuato quattro squadre che possiamo lasciar sotto di noi. Manca la quinta…”