Ambrosiana, è Giannelli il futuro

Ambrosiana, è Giannelli il futuro

by 14 Giugno 2010

Un uomo nuovo per un nuovo corso. L’Ambrosiana ha scelto Daniele Gianelli. Finita in Valpolicella l’era di Braulio de Oliveira, che a Sant’Ambrogio arrivò da giocatore e ora saluta da promettente mister dopo due promozioni ed una salvezza in Eccellenza. Al suo posto l’allenatore della Juniores, a dimostrazione di una continuità a cui la società teneva molto.

«Avevamo deciso già due anni fa, sia noi che lui eravamo d’accordo di lasciarci alla fine di questa stagione indipendentemente dal risultato o dalla categoria nella quale ci saremmo ritrovati», rivela Gianluigi Pietropoli, presidente di un’ambrosiana che ha archiviato una grande annata pure per la vittoria del titolo provinciale coi Giovanissimi e il conseguente ingresso nei campionati regionali anche con la rappresentativa degli Allievi.

«Il cambio secondo noi è logico», prosegue Pietropoli. «Era ora di voltare pagina e di assecondare un tecnico giovane ma già con un bel curriculum come Braulio. Lui vuole diventare allenatore anche in categorie più importanti dell’Eccellenza, ambisce a fare il professionista e non saremo certo noi a negargli questa possibilità. Gianelli ha lavorato molto bene con la Juniores, professionalmente è molto preparato e conosce alla perfezione il mondo dei dilettanti. Nella rosa inseriremo inoltre anche parecchi ragazzi che sono già stati suoi giocatori. Era la soluzione migliore».

Il sì di Gianelli è stato ovviamente immediato, difficilmente una promozione si rifiuta.
Già tecnico degli Allievi sperimentali regionali del Villafranca e, in Prima categoria, per due stagioni del Lazise e per una del Bardolino, il 37enne Gianelli porta con sé un bagaglio fatto di campionati ad alto livello disputati da centrale difensivo del Bardolino, prima di smettere a soli 26 anni.

«Voglio che la mia squadra giochi a calcio, che impari ad amare il fraseggio e il gioco tecnico», dice subito lui, che sulla panchina dell’ambrosiana metterà a frutto gli insegnamenti ricevuti dai suoi vecchi mister, in primis Paolo Viviani e Gigi Manganotti. «Credo in un calcio propositivo», aggiunge ancora. «Non amo allenamenti troppo lunghi ma li voglio molto intensi. I miei giocatori avranno spesso la palla durante le sedute, nelle giovanili non ho mai ordinato una corsa a secco e questa ritengo sia la strada più giusta». Proprio sul metodo situazionale Daniele ha incentrato la sua tesi all’Isef. Teorie da praticare ora anche in Eccellenza.