Pane, calcio e sogni da condividere. Il pallone secondo la famiglia Costa

Pane, calcio e sogni da condividere. Il pallone secondo la famiglia Costa

by 5 Marzo 2014

La parola d’ordine a casa Costa, è una sola: tranquillità. Tranquillità nel vivere le vicende domestiche, nei rapporti, nel condividere la passione per il calcio, che ha rinsaldato ancor più la componente maschile della famiglia. La loro, è una simbiosi continua. Da padre in figlio, da fratello maggiore a fratello minore, l’uno coinvolge l’altro: il padre Maurizio, pugliese, avvicinò al calcio il suo primogenito, Riccardo, terzino del Valdalpone. Per quattro anni, fu anche il suo allenatore. Fino agli Esordienti fu lui stesso a svezzarlo nel settore giovanile della Sambonifacese. Due colori, quelli rossoblù della Sambo, che a casa Costa accomunano tutti: Maurizio e Riccardo come Leonardo, il più piccolo, difensore come il fratello, dalle cui partite, cui assisteva sempre, ha scoperto, piano piano, di avere la stessa voglia di giocare degli altri due.

“La Sambonifacese è stato il punto di partenza per tutti e tre – commenta Maurizio, il padre – io ho allenato diverse stagioni in rossoblù, Riccardo ci ha giocato una vita, arrivando fino alla Berretti. Oggi Leonardo sta seguendo le orme del fratello, promette bene”.

“E’ bello condividere la stessa passione – racconta Riccardo, il primogenito – viviamo il calcio in maniera molto serena, da sempre. Oggi mio fratello sta avendo delle soddisfazioni personali come la convocazione in rappresentativa e la richiesta di provini per squadre importanti. Ha scoperto il calcio vedendomi giocare, spero che riesca a sognare ancora a lungo”.

“Mio padre e mio fratello sono i miei punti di riferimento – prosegue Leonardo, il più piccolo – gioco per divertirmi, senza montarmi la testa. Se poi si presenteranno delle possibilità proverò a coglierle”.

Una condivisione totale, quella dei Costa. Manca l’unione dei due fratelli, ma basta solo dare tempo al tempo.

“Abbiamo otto anni di differenza – spiega Riccardo – perciò è presto. Io comunque spero di giocare assieme a mio fratello un giorno, sarebbe gratificante”.

Il padre Maurizio, partito dalla Puglia, dove scoprì il calcio ascoltando le partite alla radiolina, riuscendo, suo malgrado, a giocarlo solo tra i militari, oggi è il responsabile del vivaio della Provese, una società in forte ascesa. In testa, ha un sogno non da poco.

“Vorrei creare un polo d’aggregazione per i ragazzi dell’est veronese – conclude Maurizio – con la Provese ci stiamo muovendo in questo senso, i primi passi sono incoraggianti. Spero che il progetto porti i frutti sperati, ne gioverebbe l’intera collettività”.