Una vita in panchina: tassonomia dell’allenatore, tra urla, scaramanzie e massime apocalittiche

Una vita in panchina: tassonomia dell’allenatore, tra urla, scaramanzie e massime apocalittiche

by 3 Luglio 2013

Urla, scaramanzie, massime apocalittiche. Catarsi improbabili, incerto senso del limite, lampi di genio misti a frasi impronunciabili. Buonsenso e follia, tatticismi e improvvisazione, ordini militareschi e bonarie pacche sulla spalla. La vita da panchina è un fenomeno antropologico: andrebbe studiato, per capire certe devianze dell’umana specie. L’esser allenatori è una condizione dell’animo umano che parte dalla voglia di non smettere, di non staccare la spina con la passione di una vita, che si corrobora sull’altruismo e che vive, giornalmente, di continui istanti, di continue sensazioni che portano alla prosecuzione della missione d’allenatore.

Sì, missione. L’esser allenatori è una missione: per insegnare calcio, per creare un gruppo, per facilitare legami, per entrare nella testa dei giocatori, per far trovare, dopo ore di lavoro, gli stimoli giusti per rincorrere quel pallone che schizza sui prati. Non è un’impresa semplice: servono pazienza e competenza, preparazione e genuina incoscienza. Perchè certe scelte escono dall’universo razionale: il calcio non è una scienza matematica. E’ semmai una speculazione filosofica, dove tutti provano, per amore del sapere calcistico, a dare la propria visione, a intuire l’arkè, a capire il senso ultimo della vita pedatoria.

Un allenatore non può essere specializzato: dev’essere un tuttologo. Un po’ tattico e un po’ mistico, un po’ fisioterapista e un po’ psicologo. Deve saper usare il ventaglio di cui è in possesso, pena la scomunica. Uno con tutti, o uno contro tutti. Imporsi e farsi accettare non è facile: provate a chiedere a chi sta in panchina.

Gli uomini della panchina però, non sono tutti uguali. Proviamo a classificarli: ecco una simpatica e sicuramente incompleta tassonomia.

IL TATTICO: Il tattico è una persona inquietante. Gira con la lavagnetta sotto il braccio e i manuali di Coverciano. Magari non ha mai giocato a calcio, ma dispensa consigli, massime, indicazioni che neanche un indovino riuscirebbe ad interpretare. I giocatori lo guardano, assonnati. Lui parla di piramidi, diagonali, triangoli. Qualcuno pensa che in fondo, la geometria non è mai stata il suo forte. Non è il massimo, se ci pensate.

L’ESPERTO: L’esperto è una figura epica. Ha giocato vent’anni in Prima Categoria e nessuno meglio di lui conosce il calcio nei suoi segreti più reconditi. In ogni partita ricorda se stesso e lo annuncia ai giocatori: “Ai miei tempi, io facevo così…” Alcuni sono simpatici, fanno del buonsenso e della battuta le loro armi migliori. Di solito sono amati dai giocatori, e il campo sorride coi risultati. Altri invece sono caustici: sembra che il calcio sia nato dai loro piedi. Ecco, pensate ad altro, quando sentite certi discorsi, certi ricordi che tornano in superficie.

IL BURLONE: Il burlone è il migliore di tutti. Allena in Terza Categoria, non ha mai visto tre passaggi di fila ma sorride al mondo con gli occhi che brillano di buon umore. Ci prova ad insegnare calcio, ma non sempre riesce. Lui però porta pazienza, dispensa pacche sulla spalla in quantità industriale e la butta sul ridere. I ragazzi recepiscono il messaggio: non diventeranno campioni, ma buone persone, forse sì.

L’ECCESSIVO: L’eccessivo è l’uomo senza controllo. O più o meno, o alfa o omega, o un estremo o un altro. Passa dalla depressione all’eccitazione in un nanosecondo, scambia l’amore per l’odio nello spazio di un passaggio sbagliato. E’ più forte di lui: la parola moderazione non può esistere nel suo vocabolario. A volte fanno ridere, e lo spettacolo è esilarante. Altre però, sono insopportabili. Portate loro qualche trastullo, durante la partita: le vostre orecchie ringrazieranno.

L’INVASATO: L’invasato è un allenatore maniacale. Lui non è il cittì, il tecnico, o l’allenatore: lui è il coach. Quell’inglesismo lo rende sicuro di sè: il suono anglofono per lui è sintomo di sicurezza, di futuro a portata di mano. Se perde analizza la partita in corso d’opera, se vince con largo distacco impone ai terzini di prodursi in inopportune sovrapposizioni al novantaseiesimo minuto. E’ asfissiante, in tutto e per tutto. In certe categorie va bene, dalla Prima in giù però, è illegale: tenetevelo in mente, quando li sentite parlare.

IL POLEMICO: Il polemico è l’uomo protesta. La sua vita è un verbo: protestare. Qualsiasi cosa succeda, lui ribatte, si lamenta, azzanna verbalmente arbitri, giocatori propri e avversari. Stategli lontano, quando li vedete.

L’ECUMENICO: L’ecumenico è un prete vestito da allenatore. Parla alla squadra e il suo discorso è un’omelia, ogni richiamo sembra un passo estratto dal Vangelo. Vede la squadra come una famiglia allargata: tutti sono suoi figliocci. E’ buono, comprensivo, spesso pacato. Durante la partita, è in preghiera continua. Non si fa notare, ma è così. Poi l’arbitro fischia un fallo che non c’è, e di colpo si trasforma in Polemico. Leggete sopra, per vedere gli effetti!