Top 22, il bilancio di Cherobin: “Più luci che ombre, vi spiego perchè”

Top 22, il bilancio di Cherobin: “Più luci che ombre, vi spiego perchè”

by 18 Luglio 2016

Sotto il baffo c’è un sorriso. Sincero, modesto. Spontaneo. Sandro Cherobin traccia il bilancio del doppio impegno con Chievo ed Hellas. Il tecnico si fa buono, usa parole al miele. Nessun bocciato, e ci mancherebbe. Cherobin va dritto al sodo. Solo carota, niente bastone. Giusto così. Conta esserci stati. Averci provato, aver sperato di riuscirci, di accendere, quando possibile, la luce. E’ stata una due giorni intensa, piacevole. Ed è questo quello che conta.

C’è qualche rammarico per alcune sbavature di troppo. Ma non importa. Succede: è calcio d’agosto per i professionisti, figurarsi per i dilettanti che non giocano da due mesi. Il tecnico applaude i suoi: comunque sia andata, è stato un successo. Poi si ferma a commentare, a snocciolare 180′ di passione pura. Passando in rassegna anche le impressioni su Chievo e Verona. Per ora, molto distanti l’una dall’altra.

“Abbraccio tutti i miei ragazzi – esordisce – sono stati due giorni intensi. Giocare a Racines, soprattutto, non è facile. Siamo arrivati dopo tre ore di macchina, è una tirata. Ma va bene così. Chievo ed Hellas ci hanno accolto benissimo. E’ stata un’esperienza positiva, che lascia sempre qualcosa. Come sempre, d’altronde”.

Qualche rammarico, eppure, affiora.

“Con il Chievo ci siamo sciolti nella ripresa – prosegue – pagando l’assemblaggio di tanti giocatori che non si conoscono. Col Verona abbiamo avuto un appannamento di un quarto d’ora nella ripresa dove ci hanno infilato quattro volte. Peccato. Restano comunque le prestazioni. Per almeno un tempo, fin che ne avevamo, abbiamo retto l’urto. Senza disdegnare anche un discreto giro palla. Poi, la traversa di Guandalini col Verona grida ancora vendetta. Fosse entrata…”.

Chievo promosso, Verona…in attesa di giudizio. Cherobin alterna lodi ai clivensi a fisiologici dubbi sul Verona. Ecco perchè.

“Il Chievo mi ha impressionato – conclude – gioca a memoria, i giocatori si trovano senza neanche pensarci. Sta bene in campo e il lavoro di Maran si vede. Lo spartito è metabolizzato da tutti che è un piacere. In 90′ avrà detto tre parole, nulla più. Si vedeva fosse compiaciuto, e lo capisco. Il Verona è un cantiere aperto. Manca un po’ di brio alla manovra, i soli cambi di fronte non bastano. Pecchia si è fatto sentire spesso, era come una radio. Bene, perchè vuol dire che ci tiene davvero. Però qualche problemino c’è, questo è il mio pensiero. Ma il tempo è galantuomo: avrà modo di conoscere i suoi e soprattutto di farsi conoscere, di trasmettere il suo calcio. Da uomo di calcio e da tifoso glielo auguro, anche per la gioia del popolo gialloblù, ieri presente in massa a Racines. E’ un messaggio: alla passione non si comanda. Spero che i giocatori lo capiscano. I miei preferiti? Castro e Meggiorini del Chievo, Pisano e Pazzini per il Verona”.