RINASCITA/ La seconda vita di Filippo Costa, cuore pulsante della Provese

RINASCITA/ La seconda vita di Filippo Costa, cuore pulsante della Provese

by 28 Gennaio 2013

Una vita in biancorosso. Vicenza come origine, culla di ricordi, universo di certezze. Il bianco e il rosso sono i colori di una fede, di una maglia da onorare; sono il simbolo di un’appartenenza e di un’adolescenza rampante vissuta di corsa tra i sentieri del professionismo giovanile. Filippo costa riscopre il proprio passato, inseguendo la parabola di un bambino che sognava col pallone tra i piedi. Fotogrammi, aneddoti, passaggi felici: riaffiorano i momenti dolci di ieri, proprio nel bel mezzo dell’odierna rinascita, che lo vede protagonista coi colori della Provese. Nel suo racconto c’è spazio per tutto, dai derby col Verona agli insegnamenti di Praticò, dal “Trofeo delle Regioni” vinto in Sicilia allo stop con il calcio, deciso tre anni fa per ragioni di studio universitario: partiamo.

Filippo, iniziamo col passato recente. Alla Provese stai scoprendo una seconda vita calcistica, una sorta di rinascita. Perché hai scelto di ricominciare proprio a Prova?

“Perché volevo ricominciare, visto che ho notato come io possa conciliare gli studi con l’impegno calcistico. Faccio Ingegneria Civile ed Ambientale a Roma, e all’inizio ho scelto di dare prerogativa all’università. Poi ho capito che i due impegni potevo farli coesistere: Brendolan, che quest’estate era stato chiamato alla Provese, mi ha chiesto se volevo provare a tornare in campo. Ho accettato, e da lì sono ripartito”.

Tuffo all’indietro, riscopriamo il passato. Dico Vicenza e vedi…

“Vedo la mia adolescenza, i 6 anni vissuti a Vicenza e Praticò, il miglior allenatore che io abbia mai avuto. Sono stati anni belli, intensi, di cui conservo molti ricordi”.

Il momento più bello, il passaggio da ricordare?

“Derby contro il Padova all’ “Appiani”: segnai una doppietta, vincemmo 3 a 1. Ma il momento più bello in assoluto fu la vittoria del “Trofeo delle Regioni” in Sicilia con la categoria Allievi. Quell’anno ero passato in prestito al Rettorgole di mister Toniolo in Promozione, e fui selezionato per la rappresentativa Veneta. Vincemmo il trofeo, e per me fu una grande soddisfazione, anche perché in semifinale segnai il goal decisivo per arrivare alla finalissima”.

L’esperienza da riscoprire, l’aneddoto da riportare in superficie?

“Aneddoti pochi, l’esperienza dico un torneo disputato in Francia col Vicenza. Giocammo contro le grandi d’Europa, Paris Saint Germain su tutte. Non vincemmo, però fu una settimana molto intensa e non solo per il calcio”.

Praticò è ricordato con piacere da moltissimi suoi ex allievi. Per te vale lo stesso discorso, perché?

“Perché come riusciva a motivare i calciatori lui non riesce nessuno. Ti stimola, ti fa entrare in campo con lo spirito giusto. Spesso rapportava noi a lui da giovane, rievocando passaggi della sua carriera. Per noi era un esempio, e tutti portano in cuore un gran ricordo di lui”.

L’avversario più forte ai tempi del Vicenza? Il compagno che ha fatto il salto?

“Okaka Chuka e Ivan de la Pena, ci giocai contro in età Allievi Nazionali, erano di un’altra categoria. Compagni dico Rigoni e Minesso, ora in Serie B ancora col Vicenza”.

Concludiamo, Filippo. Prova come ripartenza, la rinascita prende piede: prospettive per il futuro?

“Continuare a giocare, magari in categorie come la Promozione o l’Eccellenza, dove penso di poter rendermi utile alla causa. Nell’immediato vorrei la salvezza della Provese, abbiamo avuto troppi passaggi sfortunati, ma la squadra è ottima e sono convinto che ci riusciremo. Poi non è detto che io non rimanga qui anche l’anno prossimo, mi trovo benissimo, sarà tutto da vedere”.