Quote rosa nel calcio. Quando la comunicazione è donna

Quote rosa nel calcio. Quando la comunicazione è donna

by 11 Ottobre 2013

Quote rosa nel calcio. Ci sono anche loro. In campo e non solo. Presidentesse, dirigenti, massaggiatrici, allenatrici, giocatrici. Il popolo calcistico femminile è multiforme, poliedrico, variopinto. Come non potrebbe essere altrimenti. Nel mazzo, ci sono anche le tifose, categoria umana interessante, di cui abbiamo ironicamente discusso poche settimane fa.

L’appello però non è completo. Perchè il calcio non è solo affar di campo. Il grosso è lì, certo. Il vero calcio profuma d’erba e di schizzi di fango. Le traiettorie del pallone però, escono dai confini degli impianti sportivi.

C’è il calcio giocato, e il calcio chiacchierato. Quello discusso, frutto di mille diatribe. Il calcio dell’opinione, quel romanzo popolare che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo contribuito ad arricchire. (S)Ragionare sugli attori e sulle comparse è un piacere sublime, fa parte del gioco. Tanto che esistiamo noi, odiamati giornalisti, pronti a riempire pagine e pagine d’inchiostro per questa o quella opinione. Se il calcio fosse una scienza oggettiva, forse nemmeno esisteremmo. Qualcuno potrebbe dire che sarebbe meglio, ma il caso ormai, ha già deciso.

Anche il calcio ha una sua componente mediatica. Dal professionismo al dilettantismo tutti hanno, chi più chi meno, la possibilità di aver una traccia del proprio passaggio. E’ il bello dell’informazione sportiva. Un’informazione che tanto informazione non è. E’ intrattenimento puro, un trastullo, una curiosità, una tentazione alla lettura cui cedere e abbandonarsi. E’ bene che ci sia: non si può dir di no. Perchè al di là delle notizie, il resto è storia. Racconti di vita, esperienze, aneddoti, tragedia e commedia insieme, prosa e poesia, concessioni della fortuna e capitomboli della sorte.

Ed è qui che rientrano le quote rosa. Ormai il calcio parlato non è più solo nei giornali. Radio, televisione, portali, social network. Il mondo della comunicazione, a tutti i livelli, è ampissimo. E’ democratico, c’è spazio per chiunque. Servono figure adatte per ogni ruolo. Non possono mancare le donne. Le vesti sono plurime: conduttrici, co-conduttrici, inviate alla radio, giornaliste vere e proprie, responsabili della comunicazione, addette stampa. Anche loro cominciano a proliferare: scopriamole insieme. Entriamo nel loro mondo. Una puntatina è d’obbligo.

Ad aiutarci, due ragazze impegnatissime nell’informazione sportiva veronese, pur con compiti molto diversi: Claudia Magnabosco, co conduttrice del Vighini Show e ormai volto abituale di Telenuovo, e Sabrina Abbary, nuova responsabile della comunicazione della rinnovatissima Sambonifacese.

Ragazze, cominciamo. Perchè avete scelto di intraprendere una strada legata al calcio?

“Fin da piccola sono stata a contatto con il calcio – racconta Claudia – mio padre è un tifosissimo dell’Hellas e in famiglia si parla spesso di calcio. E’ un mondo che mi piace tantissimo, per questo l’ho scelto”.

“Anche per me vale la stessa cosa – prosegue Sabrina – il calcio in famiglia è seguitissimo, mi è piaciuto subito e ce l’ho nel sangue. Sono tifosa dell’Inter e quando posso vado a vederla. A esser sincera, non passa una settimana intera senza che io veda una partita. Il calcio in sè mi piace come sport, perciò sono contenta di lavorare all’interno di una società come la Sambonifacese”.

Claudia co conduttrice in un programma televisivo, Sabrina responsabile della comunicazione della Sambonifacese. Due ruoli rami dello stesso albero, ma diversissimi.

“Anche io però lavoro in televisione – puntualizza Sabrina – conduco un programma su Televeneto, ma non è legato al calcio”.

“Io amo il mio lavoro – racconta Claudia – perchè non consiste nel fare la valletta, come tanti dicono. Serve preparazione e soprattutto una forte personalità. La bellezza, che ci rende oggetto di tanti pregiudizi, non serve da sola. Leggevo giorni fa un’intervista di Ilaria D’Amico: anche lei è convinta che serva di più, molto di più. E io sono convintissima che sia così”.

Sabrina, il tuo è un ruolo particolare in una società dilettantistica. In cosa consiste?

“Organizzo le conferenze stampa, le interviste post partita e quelle infrasettimanali, mi impegno per far partecipare i ragazzi alle trasmissioni radiotelevisive e cerco di dare la possibilità alla Sambonifacese di veicolare la propria immagine in tutta Verona e non solo. E’ un ruolo che mi piace, mi trovo bene”.

Una domanda antipatica: siete venute a contatto con dei pregiudizi nei vostri confronti?

” Come in tutti i percorsi si trovano difficoltà. Devo ancora migliorare su certi aspetti – spiega Claudia – come tenere sotto controllo la mia sensibilità: quando subisco un rimprovero mi butto parecchio giù, ma poi sono anche quella che si rimbocca le maniche e fa di più di quello che dovrebbe fare. Amo le sfide e cerco di mettermi sempre in gioco. Fortunatamente lavoro con persone che credono parecchio in me e che mi danno dei consigli ed è importante avere persone che ti vogliano bene e siano schiette con te. Nascondere le verità sarebbe peggio “.

“I pregiudizi ci sono – prosegue Sabrina – in molti pensano che tante ragazze occupano posti che non meritano solo perchè sono belle. In qualche caso potrebbe anche essere vero, ma non è sempre così. E poi sono sincera: nei miei confronti non ho mai percepito dei pregiudizi. Sarò stata fortunata, ma fino ad adesso non ho mai avuto problemi”.

Un’opinione personale. La donna nel calcio: un binomio possibile?

“Certo che è un binomio possibile -dice Claudia-. Quando guardo le trasmissioni televisive calcistiche noto che quasi sempre la conduttrice è donna. Sono tutte ragazze, che oltre ad avere un aspetto gradevole, sono preparatissime e professionali, parlano bene e hanno tutte studiato, quindi hanno un certo bagaglio culturale. Per una donna è difficile intraprendere comunque un percorso del genere, quello di giornalista sportiva, a causa dei numerosi pregiudizi da parte degli uomini. Bisogna avere una forte personalità e lavorare duramente giorno dopo giorno, senza mai considerarsi arrivate”.

“Assolutamente sì – rincara la dose Sabrina – se una ragazza ha competenze e una forte passione è giusto che faccia il percorso che più le piace, anche nel calcio. Il maschilismo nel tempo verrà meno”.

Concludiamo rivolgendo lo sguardo al futuro. Le vostre aspirazioni?

” La mia aspirazione è grande molto grande: vorrei diventare una giornalista sportiva rinomata – sorride Claudia – . Ora è da un anno che ci sono dentro e in un anno ho fatto parecchi passi. Non so dire se potevo fare di più di quello che ho fatto, so solo che ho fatto il possibile. L’anno scorso ho intrapreso un corso di teatro, adesso sto facendo dizione e ho un’ insegnante super che mi ha aiutata tantissimo a migliorare nel modo di parlare, nella pronuncia e nella lettura e a fine mese inizierò un altro corso di teatro. L’anno prossimo arriverò anche al traguardo della laurea in Letteratura e spettacolo e nel frattempo continuerò a leggere qualsiasi tipo di rivista calcistica e a guardare partite su partite. Sono convinta che l’impegno, la determinazione e anche un pizzico di fortuna mi porteranno ad ottenere quello che voglio”.

“Io invece ancora non so – ragiona Sabrina – di sicuro voglio lavorare in ambito giornalistico e all’interno del calcio, o comunque dello sport. Però è un mondo talmente ampio che non ho ancora scelto la mia strada, perciò punto a trarre il massimo da questa esperienza e dalle altre che sto vivendo, per poi un giorno riuscire a rendermi conto in modo più consapevole quello che realmente voglio fare nella vita”.