Petrella&Pasquale, il San Marco poggia sulla solidità dei propri pilastri

Petrella&Pasquale, il San Marco poggia sulla solidità dei propri pilastri

by 17 Febbraio 2014

Amici, compagni, simboli. Insieme da più di cinque anni, sempre con la stessa maglia. Cambiare? Neanche per idea. Uno è un totem, un muro invalicabile. L’altro la mente, il faro, nonchè il capitano della squadra. Simone Petrella e Christian Pasquale: la storia del San Marco è scritta nei loro cognomi. Sono i due giocatori più rappresentativi della formazione allenata da Emanuele Battocchio. Del San Marco, piccola squadra del rione di Borgo Milano, hanno vissuto tutta l’ascesa, dalle secche della bassa classifica in Terza al gran balzo in Seconda, per finire alla grande salvezza confezionata lo scorso anno.

Nella buona e nella cattiva sorte, la casacca del San Marco la sentono loro, quasi fosse una seconda pelle. Così come lo spogliatoio, divenuto nel tempo il luogo di ritrovo di tanti amici, prima che compagni di squadra. Ogni squadra ha le sue bandiere. Il San Marco, poggia su loro due: Petrella e Pasquale.

“Sono qui da molto tempo – esordisce Petrella, portiere – dopo le giovanili al Sona sono andato alla Montebaldina, in cui ho conosciuto Gabriele Gambini, un grande del calcio di casa nostra, che mi ha insegnato moltissimo. Poi, finita la scuola, ho deciso di avvicinarmi a casa. Sono passato al San Marco e non l’ho più lasciato”.

“Stessa cosa per me – prosegue Pasquale, capitano della squadra da quattro anni – dopo sette stagioni al Parona, dopo la vittoria del campionato di Terza, proprio parlandone con Petrella ho deciso di venire al San Marco. L’inizio è stato difficile, poi però ci siamo tolti grandi soddisfazioni”.

Per entrambi, il ricordo del salto di categoria è il più bello, il più fulgido dei loro anni alla San Marco.

“Anche se – commenta Petrella – c’è un particolare. Io preferisco ricordare l’ultima partita contro l’Alpo, in cui vincemmo tre a due in dieci contro undici. Fu un’impresa”.

Costruita con un mercato fatto di amicizie, senza spese, la San Marco Borgo Milano è, oltre che una squadra, il punto di ritrovo di tanti amici, legati a tal punto da non volersene più andare.

“Gioco ancora perchè sto bene col gruppo e quando arrivo al campo sono felice – dice Pasquale – mi sento talmente a casa che, e qui mi odierà Petrella, farei anche tre allenamenti. La voglia di giocare arriva sempre puntuale ogni volta che entro nei nostri impianti”.

Oggi il San Marco pare aver tutte le carte in regola per potersi salvare di nuovo. L’obiettivo, classifica alla mano, non è poi così lontano.

“Ci possiamo salvare benissimo – conclude Petrella – anche se siamo giovanissimi come gruppo e qualche problemino c’è, soprattutto a livello mentale. Sta a noi veterani serrare un po’ le fila. L’obiettivo è alla portata: non facciamolo sfuggire”.