Nohman, un Colosso di Rodi per puntare al professionismo

Nohman, un Colosso di Rodi per puntare al professionismo

by 11 Aprile 2013

Imponente, maestoso, dal virulento vigore. Un autentico Colosso di Rodi prestato al calcio. Daniele Nohman è il faro della Sambonifacese, l’uomo su cui l’undici rossoblù ripone le proprie speranze: ogni ambizione, infatti, passa da lui. Passa dai suoi piedi, dalla sua testa, dalle sue intuizioni. Ariete dal passo felpato, in area di rigore detta legge: nei confronti aerei svetta sovrano, mentre coi piedi, a differenza di tanti giganti, il pallone lo doma, lo accarezza, lo pizzica, come le corde di un violino. Cresciuto nelle giovanili del Como, ma originario di Roma, città che porta nel cuore, Daniele Nohman vanta un importante passato tra la C1 e la C2, dove ha giocato e segnato per svariati anni. Pisa, Pavia, Gavorrano e Andria sono solo alcune delle piazze dove l’avanti romano s’è messo in luce. Il calcio vero Nohman l’ha toccato con mano, l’ha vissuto, l’ha sofferto, se l’è goduto. Lo si capisce dai modi, dalla condotta in campo, dall’intelligenza con cui si muove. E la Sambo, arroccata su una matematica che ancora non la condanna al fallimento, si appoggia su di lui, sulle spalle del proprio cannoniere principe.

“Non è tutto perduto – dice Nohman – abbiamo ancora margine per recuperare. Le qualità le abbiamo, serve carattere”.

A cosa è attribuibile il vistoso calo della Sambonifacese?

“Agli infortuni e ad un po’ di malasorte. Però il problema maggiore sono le defezioni: la rosa è ottima, però cambiare sempre non fa bene. Il mister non ha praticamente mai potuto schierare la stessa formazione, ogni volta c’è un problema nuovo. Speriamo ci sia una svolta”.

Come state vivendo questo momento delicato?

“Da professionisti. Bocca cucita, e tutti al lavoro. E’ l’unico modo per ritrovare noi stessi: siamo stati la capolista, non eravamo primi per caso. Vogliamo dimostrarlo, c’è la volontà di tutti noi”.

Passiamo sul personale: qual è il ricordo più bello che porti in cuore?

“Gli anni delle giovanili, i più belli. Ma dico anche la stagione ad Asti, in Serie D. Lì ho conosciuto l’allenatore che mi ha dato di più in tutta la carriera, Civeriati, un gran signore”.

I compagni più forti con cui hai giocato?

“Quelli saliti nei professionisti: Benny Carbone, Campolonghi, Spinale, Bellodi. Ho conosciuto tanti ottimi calciatori, e altrettante persone di spessore”.

Da pochi mesi sei a San Bonifacio: perchè hai scelto la Sambonifacese?

“Sono un calciatore ambizioso, cercavo una piazza che avesse fame di vittorie. L’ho trovata qui a San Bonifacio, e sono contento della mia scelta”.

Come giudichi la tua esperienza in terra veronese?

“Bene, ho un bel rapporto con tutti, vivo in appartamento a Soave e sono soddisfatto, non mi manca nulla”.

Uno sguardo al campionato: la favorita?

“Lo dice la classifica: il Delta Porto Tolle. Ma ci metto anche Virtus e Pordenone, due ottime squadre”.

Possibili outsider?

“Forse il Real Vicenza, ma penso che il primato sia affar per quattro”.

Concludiamo, Daniele. Qual è lo spiraglio di luce che permetterebbe alla Sambo di ritrovarsi al primo posto?

“Sta nella qualità della rosa. Abbiamo gente di categoria superiore, che sa gestirsi e che ha formato un gruppo vero. Non siamo un insieme di singoli come dice qualcuno. Se riuscissimo ad avere meno infortuni e ad allenarci tutti insieme, possiamo ancora dire la nostra. Siamo superiori, ma dobbiamo dimostrarlo, già da sabato a Vicenza: è fondamentale”.