Montorio, semaforo …Verde. La bandiera montoriese si racconta

Montorio, semaforo …Verde. La bandiera montoriese si racconta

by 16 Febbraio 2016

Porta uno dei colori del Castello nel suo cognome. Sarà anche per questo che Lorenzo Verde, per tutti “Il Green“, al Montorio Calcio ha dedicato tutta la sua passione sportiva e tutti i centimetri d’altezza che il suo fisico da centrale difensivo gli ha regalato. Alcuni lo scambiano per montoriese (ma lo è solo di adozione, essendo nato nell’altra valle) e gli altri vecchi dello spogliatoio lo prendono in giro dicendo che è il terzo figlio del presidente, tanto è in sintonia con ambiente e società.

Green, ma hanno inventato prima te o il motto “100% Montorio”? Perché tu lo incarni perfettamente…

Per me è un onore fare parte di questa famiglia. A parte la scuola calcio all’Atlas, ho giocato tutte le giovanili nella vecchia Olimpia Montorio, fino ad aggregarmi alla prima squadra in Terza Categoria. Poi, dopo la fusione, sono arrivato qui più per seguire gli amici, ma dopo la vittoria del campionato e la promozione in Seconda mi sono messo in testa di fare qualcosa di importante per portare il Montorio più in alto possibile.

In realtà per un anno hai giocato lontano dal Castello.

Sì, studiavo al Politecnico di Milano (laureando in magistrale di Ingegneria dei sistemi edilizi, Ndr) e non riuscivo più a tornare a Montorio per le partite. Così mi sono allenato con il Marek, la squadra della comunità bulgara di Segrate: i miei compagni erano anche ex professionisti di quel Paese che si erano trasferiti in Italia per lavoro. Mi sono divertito molto perché ho giocato anche come centrocampista, segnando cinque gol, tutti di testa. Poi sono passato al Città di Sesto, sempre in Seconda Categoria. E poi, una volta smaltiti quasi tutti gli esami, sono tornato alla base.

L’Olimpia Ponte Crencano vi ha ricordato che oltre a rischiare di vincere si può anche rischiare di perdere.

È stato un match difficile soprattutto per la loro aggressività. Noi siamo stati bravi a mantenere la calma e a non cadere nelle provocazioni. Abbiamo chiuso il match schiacciandoli in difesa ma, in definitiva, è stato sicuramente un punto guadagnato più che due persi.

Con il regolamento per l’accesso ai playoff la posizione in classifica potrebbe non bastare più. Saranno decisivi i punti. Pensate ancora di farcela?

Certo, la corsa è aperta, noi dobbiamo solo pensare a fare bene, può ancora succedere tutto. Abbiamo perso tanti punti preziosi ma nelle ultime partite abbiamo ritrovato la giusta mentalità.

Qual è la squadra che ti ha impressionato di più nel Girone B?

Sicuramente la capolista Arbizzano. È una squadra attrezzata, è solida e ha un buon gioco. A differenza nostra, che siamo un gruppo molto giovane, loro hanno uno zoccolo duro molto esperto e meritano la classifica che hanno.

Tu sei rientrato in gruppo e, dopo l’Avesa, potresti candidarti per una maglia da titolare.

Spero di sì. Da due anni gli infortuni non mi danno tregua. Lo scorso anno, anche a causa di una preparazione fisica precaria, mi sono rotto una caviglia e ho fatto fatica a recuperare. Quest’anno si è riacutizzata la tendinite e, proprio contro l’Arbizzano, il portiere mi ha abbattuto, procurandomi una contusione al quadricipite. A dicembre ho avuto la pubalgia. Insomma, spero di aver chiuso con l’infermeria. Stare fuori mi pesa perché mi manca la competizione della domenica e perché non riesco a vivere lo spogliatoio da calciatore.

Ultima cosa: tutta la carriera a Montorio, anche se le richieste altrove non sono mancate. Perché?

Non so spiegarlo. Questa realtà mi è entrata nel cuore e non sono mai riuscito ad andare via. Ho dedicato tutto me stesso a questa squadra, penalizzando l’università e il lavoro. Ma ho fatto ciò che sentivo di fare perché sarebbe stato troppo difficile rinunciare a questa passione.

 

Fonte: Ufficio Stampa Montorio Calcio