Matteo Biroli e il rigore parato a Riganò: “Più che un’impresa, la ricorderò come una barzelletta”

Matteo Biroli e il rigore parato a Riganò: “Più che un’impresa, la ricorderò come una barzelletta”

by 4 Maggio 2013

L’altra faccia del rigore parato a Riganò sghignazza e sorride al mondo, beffandosi di chi gridava all’impresa da tramandare ai posteri. Certo, la soddisfazione rimane, così come l’utilità di quel punticino raggranellato all’ultimo secondo. Matteo Biroli però, il numero uno dell’Audace, uomo simbolo di quella compagine che veste i colori rossoneri più densi di gloria dell’intera Verona, nel raccontarne i passaggi salienti, spiazza tutti:

“Se ci penso quasi non ci credo, non sono mai stato un gran pararigori, per me è una bella soddisfazione. Ma in verità, l’episodio da raccontare è un altro, molto più interessante!”

Quale?

” A ricordarlo mi viene ancora da ridere – sorride il portierone rossonero – è stata una scena comica. Ci siamo scontrati in aria, una collisione…simpatica, visto il peso! In due superiamo i tre quintali: lascio immaginare a chi non ha visto l’entità dell’impatto e l’effetto sui presenti”.

Raccontaci l’accaduto, Matteo.

“L’impatto è stato fortissimo. Riganò è rimasto a terra dolorante e mi ha chiesto di chiamare il medico. Mi diceva “mi sono infortunato! Ho sbattuto contro il muro!, il tutto condito da un’atmosfera di goliardia generale, dal campo si sentivano le risate dagli spalti. E’ stato un episodio singolare, tra l’altro con un ex giocatore di Serie A”.

E il rigore?

“Il rigore lo dedico al “Gisto”, il nostro mister Flavio Marini. Se in questi anni di Audace ho parato diversi rigori, e neanche a gente qualsiasi, il merito è suo. Da descrivere c’è poco: ho indovinato l’angolo, e la palla non è entrata”.

Voltiamo pagina: analizziamo la stagione. Qual è il tuo giudizio?

“Il mio giudizio non è positivo, di più. Lo dico senza problemi: abbiamo avuto difficoltà di ogni tipo, vivendo un anno da “nomadi” sia per gli allenamenti che per le partite. Ci siamo allenati dove capitava, anche in campi a sette o a nove, in condizioni che è meglio tralasciare. La domenica giochiamo al Porto San Pancrazio, e il campo è anche troppo bello per quante partite vengono giocate sopra, i loro dirigenti sono stati anche troppo bravi a tenerlo così. Adesso possiamo giocarci la salvezza: abbiamo le nostre carte, ci proveremo, consapevoli che, comunque vada, abbiamo fatto il massimo”.

Un ottimismo inaspettato, il tuo. Merito del gruppo audacino?

“Sì, la nostra forza è il gruppo e l’insieme di rapporti umani che si sono creati. Dobbiamo ringraziare mister Marini per quel che ha fatto, e io personalmente Giorgio Saccomani e Walter Giarola. Mi piace citare un fatto, per fare un esempio: Francesco Fakes è infortunato da quattro settimane e, pur abitando a Bovolone, viene a tutti gli allenamenti, senza percepire alcun rimborso. Ecco, questa è l’Audace”.

Quali sono gli uomini chiave dello spogliatoio rossonero?

“Tanti, ma penso che in queste ultime gare Gironi, Sabaini e Confetti siano coloro che possono fare la differenza a nostro favore. Punto su di loro”.

Quanto c’è di Flavio Marini, in questo miracolo audacino?

“Tanto, per non dire tutto. Perchè, oltre a insegnare calcio, ci ha fatto trovare la voglia di stare assieme, di provarci sempre e di allenarci anche nelle condizioni più impensabili. E’ un grande allenatore, cui devo molto”.

Concludiamo. Una domanda sul futuro: sarà ancora Matteo Biroli il numero uno audacino dell’anno prossimo?

“Non lo so, domani c’è una partita importantissima e penso solo a quella. Però dico che sicuramente un altro anno almeno giocherò a calcio, soprattutto perchè è tornato Saccomani ad allenarmi e perchè la grinta che mi trasmette Roberto Purgato per me è uno stimolo importante a continuare. Infine, permettetemi un ringraziamento: voglio dire grazie a Massimo Costa, il preparatore dei portieri della Virtus. Prima di arrivare in Virtus non mi sono mai allenato da portiere, invece lui in poco tempo mi ha insegnato praticamente tutto del mestiere. Quando ricevo complimenti penso sempre a lui: lo voglio ringraziare, è stato fondamentale per me”.