MAPPAMONDO/Del Popolo, diecimila chilometri alla caccia di un sogno

MAPPAMONDO/Del Popolo, diecimila chilometri alla caccia di un sogno

by 6 Settembre 2012

 L’Argentina è un ricordo che gli arde nel cuore. Le origini, la famiglia, i sacrifici per il calcio, il viaggio della speranza verso Buenos Aires. Poi, all’improvviso, l’Italia. Scelta di vita, per seguire un amico e cercare un lavoro stabile. La Pampa-Verona: altra partenza. Stavolta il tragitto è interminabile: più di diecimila chilometri. Di corsa tra le strade del mondo, oltre l’oceano, tra lingue da imparare e culture da scoprire. Sotto il braccio il pallone, accanto l’amore di una vita, volato anch’esso nel Belpaese in cerca di fortuna. Emiliano Del Popolo, gioviale attaccante in forza al Tregnago, si ferma un istante per rievocare il proprio passato: il mare della memoria è immenso, più grande ancora della distanza che ora lo separa dalla propria terra natale.

“ Porto un bel ricordo nel cuore dell’Argentina. Lì ho le mie origini, la cultura in cui sono cresciuto, i primi affetti e i sacrifici per il calcio. Ho scelto di partire perché l’Italia di allora offriva prospettive solide, un futuro sicuramente più stabile rispetto al mio paese. Ora forse non è più così, ma io ho trovato la mia dimensione ”.

Cosa fai nella vita, Emiliano?

“ Lavoro in un sacchettificio, non mi lamento. Ho una casa, una compagna e la possibilità di giocare a calcio. Sono contento così, fuori dal campo sto bene, a Tregnago invece, dove gioco quest’anno, c’è un’ottima società, un grande allenatore e un gruppo affiatato. C’è tutto per vivere una bella esperienza, e quest’anno vogliamo toglierci delle soddisfazioni ”.

Parlaci del tuo passato: come vivevi in Argentina?

“ Io vengo da La Pampa. Sin da piccolo ho giocato a calcio, nel Chicarita Junior, un club che al tempo era in Serie A. Ero nelle giovanili di un club professionistico e, come tutti i bambini, speravo di diventare un calciatore professionista. A 14 anni sono stato preso dal Deportivo Armenio, ho lasciato la mia casa e la mia famiglia per andare a vivere a Buenos Aires, a 700 km di distanza ”.

Perché hai preferito affrontare il viaggio verso l’Italia, anziché tentare la strada del professionismo?

“ Volevo stabilità, per me è importante. Allora il calcio in Argentina non permetteva garanzie, ho preferito partire: dopo 5 anni posso dire che la scelta che ho fatto è stata quella migliore, ne sono sicuro ”.

Come ti trovi nel calcio italiano?

“ Bene, si gioca più accorti e c’è più preparazione tattica rispetto all’Argentina, ma mi piace e mi sono ambientato anche qui da voi. Se devo scegliere però, preferisco l’idea di calcio argentina, senza dubbio ”.

Perché?

“ Voi pensate a difendere, spesso si cerca di comprare la classica punta alta, che tiene la palla e fa ripartire la squadra. In Argentina invece si gioca di più al calcio, il fisico non conta granchè, conta la tecnica, la velocità, e quasi ogni squadra gioca col trequartista. Noi siamo più propositivi, voi un po’ meno ”.

Veniamo al presente: dopo 5 anni di vita in Italia, quali sono le tue prospettive?

“ Io sto bene così, non mi manca nulla. Spero di far bene qui a Tregnago quest’anno, la società lo merita. Poi per il futuro si vedrà, non mi pongo né limiti né obiettivi. Ci sarà tempo e modo per parlarne, ora cerco di rendermi utile per la mia squadra”