L’INTERVISTA/ Piuzzi applaude il suo San Martino: “Gran gruppo, ma il paese deve starci vicino”

L’INTERVISTA/ Piuzzi applaude il suo San Martino: “Gran gruppo, ma il paese deve starci vicino”

by 4 Febbraio 2013

Un monito, un plauso, una dichiarazione d’intenti: Roberto Piuzzi non si risparmia, spaziando tra l’alfa e l’omega del suo San Martino. Il San Martino Speme viaggia a velocità doppia, riconquistandosi quei primi posti che tutti avevano pronosticato ai nastri di partenza. Ma attenzione, non è tutto oro quello che luccica dall’alto del secondo gradino del podio. Prendiamo la lente d’ingrandimento, e analizziamo. Sotto la patina dorata del mosaico, infatti, qualche tassello è ancora fuori posto. E Piuzzi, da buon timoniere, non lesina considerazioni a riguardo.

Mister, iniziamo. Il San Martino vola, il periodo di assestamento è passato. Cosa vi ha permesso un simile exploit?

“Io penso che ci sia un motivo preciso se il San Martino sia tornato là davanti: ho la fortuna di allenare dei grandi uomini, prima che dei grandi giocatori. S’è visto in tante piccole cose, in cui abbiamo saputo fare la differenza. La risalita è frutto delle doti di un gruppo che si merita un plauso sincero da parte mia. Ma non è tutto oro quello che luccica…”.

Perché mister?

“Perché, per un sodalizio come il nostro, all’avanguardia sotto tutti i punti di vista, a partire dalle strutture per finire al vivaio e alla prima squadra, sarebbe opportuno un maggior interesse da parte del paese e dell’imprenditoria locale. Spero che cambi qualcosa, una società come il San Martino merita di essere sostenuta, soprattutto dal paese stesso”.

Voltiamo pagina, torniamo al calcio giocato. Dove eccelle il San Martino?

“Nella compattezza tra i reparti, abbiamo trovato un’identità solida e l’idea di far giocare Carigi davanti alla difesa sta dando i suoi frutti. Sa fare la differenza, e gli sono grato per essersi messo a disposizione”.

La pecca?

“Pecchiamo di convinzione in alcuni frangenti della gara, non solo sotto porta. Manca un pizzico di cattiveria in più, in quello dobbiamo migliorare, ma sono i ragazzi che devono convincersi, è una questione psicologica”.

Il giocatore su cui puntare?

“Tanti, non faccio un nome per non far torto a nessuno. Però dico: qui c’è gente che ha giocato facendosi delle punture per non sentire il dolore, e ha fatto benissimo ugualmente. Questo la dice lunga sul valore del gruppo, sia umanamente che dal punto di vista puramente calcistico”.

Il giovane di prospettiva?

“Ne dico diversi: Lizzano, un ’93 che mi sta sorprendendo, perché ha saputo aspettare il suo turno e da quando l’ho impiegato non l’ho più tolto. Poi dico Serino, Borsi e Giacometti”.

Uno sguardo al campionato: per il primato è lotta a due con l’Ambrosiana?

“No, ora come ora il discorso si divide tra le prime quattro squadre, almeno secondo il mio punto di vista. Il primato è affar tra quattro, ovviamente con l’Ambrosiana leggermente favorita”.

Concludiamo, mister. La risalita continua: play-off obiettivo minimo?

“Direi proprio di sì, guardando la classifica i play-off devono essere il nostro obiettivo minimo. Poi, se a poche gare dalla fine dovessimo ancora giocarci il primato, non ci tireremmo indietro. Staremo a vedere, al momento è ancora presto per parlare”.