L’EREDITA’/ Manservigi esalta Manservigi. Poker di Nicolò. E papà fa festa

L’EREDITA’/ Manservigi esalta Manservigi. Poker di Nicolò. E papà fa festa

by 22 Novembre 2011

 figli? Pezzi di cuore. Lo sa bene Adriano Manservigi. Leone dell’area di rigore qualche anno fa. Oggi allenatore di grande esperienza inserito nel circo del calcio dilettante. Ma Adriano è soprattutto padre orgoglioso di Nicolò. Figlio d’arte, si dice in questi casi. Eh sì, perché, Manservigi junior, vent’anni in tasca, non avrà magari la determinazione del padre, ma domenica gli ha fatto un bel regalo: poker di reti contro il Cavaion. I due vivono a stretto contatto la nuova avventura intrapresa al Team San Lorenzo, campionato di Seconda categoria, girone A. Papà Adriano allena, Nicolò gioca in attacco. E finora le emozioni non sono mancate.

“Nicolò – racconta Adriano – mi ha regalato una grande emozione. Il quarto gol, poi, è stato da antologia. Non tutti, in passato, hanno capito che lui è una punta. Giocava fuori ruolo. Ma noi c’intendiamo bene. Fin qui ha realizzato nove reti. Ha iniziato bene. Ma sa che la strada è ancora lunga”.

Papà Manservigi ha giocato a livelli apprezzabili. Quarta serie, pure la C, segnando caterve di gol. E chiudendo la sua carriera nei dilettanti. La memoria è di ferro. “Quanti gol ho fatto? 297. Non ne dimentico uno”. Centravanti di spessore. Il gol sempre in testa. Confronti con il figlio? “Penso che tecnicamente Nicolò possa essere considerato anche superiore a me. Ma in campo io ero più determinato. Devi dare sempre tutto te stesso. E non mollare mai. Glielo ripeto sempre”.

Poi una sottolineatura, doverosa. “Non l’ho ancora detto – spiega Manservigi – ma penso non ce ne sia davvero bisogno: Nicolò va in campo se merita, se dimostra di avere lavorato bene, se si impegna durante la settimana. Sono imparziale, non esistono differenze. Il feeling è forte, ci mancherebbe. Ma in campo sono tutti uguali”. Quasi tutti, mister. “Vabbè – sorride Adriano -, lui mi chiama ‘papi’. Ma così è. Non ci vedo nulla di strano. E’ tutto naturale. Nicolò l’avevo già allenato quand’era ‘giovanissimo’ al Dossobuono. E’ un destro – sinistro naturale. Ma deve imparare a sentire di più la porta”.

E il ragazzo? Come lo vive questo momento? “Non mi era mai capitato di segnare quattro gol in una sola partita. Il quarto l’ho messo pure all’incrocio. Papà in panchina? Uno stimolo in più per fare meglio. I compagni accettano molto bene la cosa. Perché mio padre ha grande rapporto con tutti. Crede molto nella comunicazione e nel confronto. Solo una volta, in passato, mi sono sentito dire da qualche nonno dei miei compagni cose assurde sul fatto che fossi allenato da mio padre. Ma ero un ragazzino. E non è più successo. Con lui gioca chi merita”.

E come è nata questa bella storia? “Potevo andare in altri club di Seconda. Poi, però, ci siamo detti: perché non ripetete l’esperienza di Dossobuono? Parliamo di calcio dalla mattina alla sera, ci confrontiamo, lui continua a darmi consigli. Facciamo tutto insieme allora. Oggi penso che sia stata la scelta migliore”.

Prima di arrivare al Team Nicolò ha giocato a Dossobuono, Sona, San Martino Speme, Somma e Cadidavid, società quest’ultima con la quale ha esordito pure in Promozione. “Spero di chiudere alla grande questa stagione – conclude  il giovane attaccante – e trovare magari spazio l’anno prossimo in una società di categoria superiore”. Con papà o senza? “Non fa differenza. Lui c’è sempre”. Lì vicino, pronto all’assist. Poi tocca a Nicolò buttarla dentro.