Lallo, dieci anni in rossoblu. Una vita al ritmo Virtus

Lallo, dieci anni in rossoblu. Una vita al ritmo Virtus

by 15 Novembre 2010

 Ha tagliato il traguardo dei 10 anni di Virtus raccogliendo la fascia di Saorin. Una storia partita da una telefonata, proseguita coi gol a Castelnuovo e Casaleone fino alla finale di Coppa Italia, quando andò in campo a suon di infiltrazioni

 

Lallo, capitano per la storia

 

Essere capitano della Virtus è tanta roba. La fascia devi meritartela, qui ci devi quasi nascere per averla. Matteo Lallo ha raccolto l´eredità da Matteo Saorin, al Gavagnin da quando andava all´asilo. Rossoblu anche sotto la doccia. Bell´esempio, Matteo. Fiero dei nuovi gradi, orgoglioso di averli.

Scusi Lallo, come si sta con la fascia al braccio?

«Sei il simbolo di una squadra, riconosciuto quindi come un giocatore importante e una persona affidabile. Significa aver fatto bene negli anni. Mi piace».

Prima di lei c´era Saorin…

«Perché incarna la Virtus, semplicemente. Perché è nato a Borgo Venezia, perché è stato alla Virtus da quando aveva 5 anni. Giusto e bello così».

Il suo modello di capitano?

«Del Piero, il mio idolo in assoluto. Ma ammiro molto anche Zanetti e Maldini».

Decimo anno alla Virtus. Come cominciò?

«Con una telefonata, ero a casa. Qualche sera prima avevo visto ad un torneo notturno Alessandro Zanetti, giocava alla Virtus ed era stato mio compagno di squadra al San Zeno. Qualcosa mi disse, poi arrivò la chiamata di Gigi. Venivo da un campionato negativo, eravamo retrocessi col San Zeno e la Virtus significava Eccellenza. Feci un paio di allenamenti a fine stagione, un´amichevole. Poi firmai».

Il momento più bello?

«L´anno in cui abbiamo vinto l´Eccellenza e la finale di Coppa Italia, anche se in quella partita sono entrato mezzo infortunato. E poi lo spareggio ad Este, nel secondo anno di serie D. Dopo 10 minuti eravamo sotto, il pareggio avrebbe salvato loro, rimanemmo in 10 quando cacciarono Pace a mezzora dalla fine. Eppure vincemmo 4-2».

La prima partita se la ricorda?

«Come no. A Domegliara, in Coppa. Vincemmo 1-0 noi».

E la sua ultima sarà ancora con la Virtus?

«Non lo so, nel calcio non si può mai dire».

Il gol piu bello?

«In Eccellenza, col Casaleone. Angolo loro, la difesa respinge, io parto dalla nostra trequarti e vado fino in fondo. In porta c´era Massimo Marini».

Il più importante?

«Direi quello a Castelnuovo, quando portammo a casa i tre punti nell´anno del primo posto in Eccellenza. Quella fu la partita della svolta».

La delusione più grande?

«Di aver saltato parte della finale di Coppa, dopo una grande annata. Anche se alla fine con 4 o 5 infiltrazioni riuscii a mettermi in piedi e a tirare anche uno dei rigori».

In futuro si vede piu dirigente o allenatore?

«Al momento né l´uno né l´altro. Il calcio ti porta via un sacco di tempo, fra allenamenti e partite. Vedremo».

Il compagno piu bravo con cui hai giocato alla Virtus?

«Gironi».

L´amico?

«Eliseo Dal Corso e Lechthaler, anche perché sono qui da tanto. E poi tanti altri».

La vacanza più bella con la Virtus?

«Quella in California, era il mio sogno. Un po´ come questi 10 anni qui».

Alessandro De Pietro