LA STORIA/ Ieri, oggi e domani: la dinastia dei Serato

LA STORIA/ Ieri, oggi e domani: la dinastia dei Serato

by 16 Novembre 2012

Un impulso di genuina passione. Romantico, stucchevole, ereditato negli anni tra gli aneddoti e i ricordi di una vita spesa per il calcio. Un sentimento trasversale, che attraversa il tempo di generazione in generazione, trasformandosi quel tanto che basta per adattarsi al divenire del mondo. Nella storia della dinastia Serato, sul filo rosso che collega le vicende del nonno Corrado, ex professionista, alle scorribande del giovane Christian, attaccante del Colognola, c’è un pallone da scaraventare in rete. La simbiosi con il calcio, per la famiglia Serato è il simbolo di una vita. Tra ricordi, passaggi curiosi, momenti magici, delusioni, cadute e risalite.

A raccontarne i momenti più intensi, è Christian, il più giovane, nevrile attaccante che sta trovando la propria dimensione in categoria dopo varie peregrinazioni per Verona e non solo:

“ In casa la passione per il calcio è ovunque. L’ho scoperta quand’ero ancora piccolissimo, a 5 anni giocavo già nella Sambonifacese. Mio nonno è stato professionista, mio padre un buon giocatore nelle categorie alte nei dilettanti: io forse qualche errore l’ho commesso, ma ci sono anch’io e pian piano maturerò”.

Ad allenarti è Freddi, tuo zio. Cosa significa avere lo zio allenatore?

“ Può essere positivo perché mi conosce meglio, in certe situazioni sa cosa penso e come prendermi. Dall’altro lato però con me è diretto, molto di più rispetto ai miei compagni. Quando deve farmi un rimprovero non pensa a complimenti, ma è giusto così ”.

Tuo padre per anni è stato nel calcio, ora si è fatto un po’ da parte. Com’è il vostro rapporto?

“ Prima mi seguiva molto, poi, per ragioni che non sto a spiegare, quando ho scelto di lasciare Montecchio ha deciso di far gestire a me l’aspetto calcistico. Però non si è distaccato del tutto, in realtà so benissimo che mi segue ancora quando può, e questo mi fa piacere”.

C’è un aneddoto particolare, una storia curiosa che ti ha raccontato?

“ Sì, due, una negativa e una positiva. La prima riguarda il mancato salto nel professionismo: andò a fare un provino al Torino, ma si fece male. Nella partita in cui avrebbe dovuto esserci, il suo concorrente segnò tre goal, e presero lui. Quella per lui fu una delusione, e ancora oggi me lo ricorda ogni tanto. In positivo, dico la rete che segnò con la maglia del Villafranca consentendo alla squadra di salvarsi: vinsero 3 a2, quel giorno mio nonno era in tribuna, e addirittura svenne per la contentezza”.

A proposito del nonno: Corrado fu un professionista. C’è un consiglio, una storia che va per la maggiore?

“ Un sacco! A 16 anni viveva in Francia e giocava a rugby. Poi, venuto in Italia, iniziò col calcio a Soave. Subito non sapeva nemmeno palleggiare, ma con la Juniores segnò dodici goal in quattro partite, e venne convocato in prima squadra. Fatalità, alla prima presenza coi grandi, segnò e sugli spalti c’era un osservatore del Vicenza, che decise di prenderlo per un provino ”.

Da lì parti il grande viaggio verso il professionismo…

“ Esatto, mi racconta spesso che in quell’estate fece avanti e indietro per tre mesi filati da Vicenza, dove andava ad allenarsi per migliorare la tecnica di base. Fu una faticaccia dice, però ne va fiero ancora oggi. Poi fu professionista per tanto tempo, e l’episodio che ripete più spesso è il goal alla Juve in Coppa: quel giorno lo elessero addirittura miglior giocatore della partita. Erano i tempi in cui era al Pescara, una città che porta nel cuore”.

I "pro": un mondo che tu, pur giovanissimo, hai sfiorato. Giusto?

“ Sì, ho giocato tre anni nel Chievo. Poi per delle incomprensioni ho voluto andarmene, non mi divertivo più e sono tornato al Soave, dove mio padre era presidente. Più avanti ho esordito anche in D col Montecchio, ma l’ambiente non faceva per me. Ora sono a Colognola, e sto bene così ”.

Concludiamo, Christian. Guardiamo al futuro: quali sono le tue prospettive?

“ Io adesso ho un lavoro, e gioco per divertirmi. Voglio vivere il calcio per quello che è, una passione, senza troppi assilli. Poi se un giorno dovessi avere altre possibilità, valuterò, ma al momento va bene anche così”.

Riccardo Perandini