IL TORNEO/ Il Ferroli dalla A alla Z. E’ ancora grande successo

IL TORNEO/ Il Ferroli dalla A alla Z. E’ ancora grande successo

by 5 Maggio 2012

 A come Artiles Cedres, il miglior giocatore del torneo. Un fulmine, un autentico funambolo, l’esterno destro del Real Madrid. Cuore e polmoni, guizzo felino, un dribbling da paura. Segnatevi questo nome, se non perderà la testa, ne sentiremo parlare presto.

B come Bongiovanni, l’allenatore della Sambonifacese. Va un plauso doveroso, alla formazione di casa. Indomita, mai rinunciataria, a tratti spumeggiante. Assieme a quella del ’94 allora guidata da Flavio Carnovelli, è forse l’unica annata che ha affrontato il “Ferroli” a viso aperto, senza chiudersi nemmeno contro le grandi d’Italia e d’Europa. S’è vista, eccome, la mano di un tecnico che ha saputo dare un’impronta netta alla squadra, apparsa sempre ordinata, sempre con le idee chiare. Il risultato finale (un punto in tre partite)lasciamolo pure agli amanti delle statistiche. La differenza, com’era prevedibile, l’hanno fatta gli episodi. Questa Sambo ha valori importanti, e lo dimostrerà sul campo nei prossimi campionati.

C come Chievo Verona. Un top-team, la truppa di Lazzarin. Nessuna differenza sostanziale con le big, un gruppo compatto, mordace, velocissimo. Sfortunato solo negli episodi che, se fossero stati favorevoli all’undici clivense, forse avrebbero colorato di gialloblù le tribune del “Tizian”, il giorno della finale. Un altro segnale importante, dopo quello lanciato dalla Primavera: il Chievo coi giovani sa lavorare, e il campo lo dimostra in modo nettissimo.

D come Della Morte. L’ex ala del Chievo al “Ferroli” ormai è di casa. Due volte finalista, due volte sconfitto con lo stesso risultato: 2-0. Ma con un unico messaggio: le sue formazioni sanno giocare al calcio. Copertura di tutto il campo, gli esterni alti, il 4-4-2 che diventa 4-2-4 in fase offensiva. A Verona dieci anni fa abbiamo visto un calcio speculare, e tra gli attori c’era lo stesso Della Morte: quella squadra era il Chievo della Favola, quello della Coppa Uefa, del sesto posto e delle vittorie su Milan e Inter. Altro che fenomeno sporadico: quel Chievo, quel calcio delneriano, fanno scuola ancora oggi. Pure alla Vecchia Signora, che forse non ne avrebbe bisogno.

E come Elezaj, il portierone della Juve eletto miglior portiere del torneo. Un’autentica saracinesca: un fisico imponente, da granatiere, un guizzo felino a dispetto dei centimetri. Numeri importanti, impossibili da non notare: anche qui prendete il taccuino, un domani vi servirà.

F come fotografie. Sono loro la grande novità della ventitreesima edizione: mai, negli anni scorsi, s’era visto un servizio così completo e accurato in materia fotografica. Da levarsi il cappello: complimenti sentiti al pool di fotografi del torneo.

G come gran calcio. Come di consueto, non è mancato lo spettacolo al “Ferroli”. Un calcio sempre più fluido, veloce, figlio delle innovazioni e della cura dei giovani sotto ogni aspetto. Non si sono di certo annoiati, gli spettatori presenti sulle gremitissime tribune del “Tizian”: un altro segnale che il calcio italiano, anche se oggi sembra volersi uccidere con le proprie mani, sa ancora sfornare i campioni di domani: basta che si pensi al calcio giocato, e nulla più.

H come Harper. Una macchina da goal, l’attaccante del Real Madrid. Già nel giro della nazionale scozzese, ha dimostrato un cinismo e una concretezza formidabili, insaccando ogni palla buona capitatagli sui piedi. Fenomenale.

I come Inter. Un rullo compressore, la formazione di GianMario Corti. Una corazzata vera e propria, completa in ogni reparto, che ha in Ponti e Steffe due campioncini da seguire. Non per nulla infatti, il gradino più alto del podio è andato a loro.

L come legni. Tanti, quelli colpiti nel corso del torneo. Molti, quelli decisivi a fine del risultato. Alcuni clamorosi, come quelli a ripetizione colti in una spettacolare Inter-Atalanta nel girone eliminatorio. A volte, ci vuole anche fortuna.

M come Milan. Una delusione, la formazione di Lorenzini. Giunti a San Bonifacio con ben altri intenti, Modic e compagni hanno ben figurato solamente nel secondo tempo contro il Real Madrid, confronto terminato 1-1. Poi solo dolori, una clamorosa sconfitta con il Verona, un’altra debacle contro il Vicenza. Da rivedere.

N come novità. Interessante, il rinnovamento della formula delle semifinali voluto dagli organizzatori. Due triangolari con partite da 30’, che hanno reso più accattivanti le sfide dei gironi e più accese le semifinali, combattutissime in entrambi i raggruppamenti.

O come organizzazione. Impeccabile, ancora una volta. Zero difetti per gli alloggi, i pranzi e le cene, i trasporti, come di consueto il “Ferroli” ha saputo mantenere alto il livello del torneo, e non solo a livello calcistico. Chapeau.

P come pubblico. Foltissimo, sempre presente, sempre pronto ad acclamare tutti i giocatori, a prescindere dalle squadre di appartenenza. Un esempio di sportività, da esportare anche a livello di prima squadra.

Q come qualità. Assoluta, in tutti i sensi. Dai manti di gioco all’organizzazione, dagli aggiornamenti in tempo reale alle fotografie. Da applausi.

R come riprese televisive. C’era pure Sky al “Tizian”, il giorno della finale. Segno della credibilità, dell’importanza e del consenso che la manifestazione riscuote anche a livello nazionale.

S come sportività. Mai un atteggiamento scomposto, mai una provocazione. Qualche bizza, certo, c’è stata. Ma nulla di eclatante. Segno che nelle big, oltre al lato tecnico, molta importanza riveste anche la cura del lato umano. E per fortuna, diciamo noi, visti i tempi.

T  come tecnica. Invidiabile, quella vista nel corso di questa ventitreesima edizione. Al di là dei risultati, è lampante come i ragazzini passati dal “Ferroli”, possiedano doti tecniche fuori dal comune. Dribbling in velocità, passaggi chirurgici, qualche giocata ad effetto. Da strabuzzare gli occhi.

U come uggioso. Non ha fatto sconti, il meteo nei giorni a cavallo tra aprile e maggio. Un tempo marzolino che avrebbe messo ko chiunque: sole e pioggia, caldo e freddo, qualche raffica di vento. Ma forse è stato proprio il cielo imprevedibile, a rendere ancora più accattivanti i già accesissimi match.

Z come Zenit San Pietroburgo. Va un plauso anche a loro, per la compostezza, per l’educazione dimostrata. Peccato per il mancato passaggio del turno, fossero passati anche i russi, ne avremmo viste delle belle, nelle semifinali. Chievo e Juventus però, erano di un altro pianeta. Ma non importa, gli azzurrini di Russia hanno dimostrato una notevole coralità e una discreta tecnica, apprezzata da diversi addetti ai lavori. Crescerà anche il calcio dell’Est, ne siamo sicuri: noi intanto, vi diamo appuntamento alla prossima edizione. Gli organizzatori, sono già al lavoro.

Riccardo Perandini