Il ritorno di Dalli Cani. E il Tregnago riprende a correre

Il ritorno di Dalli Cani. E il Tregnago riprende a correre

by 15 Marzo 2013

Il ritorno di Marco Dalli Cani. Figlio del caso, di coincidenze che si incrociano. Un breve assaggio di una vita che fu, novanta minuti intensi, carichi di risvolti, sfumature, passaggi da raccontare. Tregnago-Bevilacqua: Gonzato e Dal Cason sono fuori, serve un portiere. Gli avversari sono tosti, tra i pali occorre sicurezza. De Fazio non ha dubbi: la maglia numero uno va a Dalli Cani, il preparatore. E non è nemmeno una novità, per l’ex portiere di San Martino, Locara e Provese. Per la terza volta nella sua carriera, Dalli Cani ha rimesso i panni del calciatore dopo averli riposti nell’armadio. La prima volta fu ad Arcole, coi colori della Napoleonica. Il bis arrivò puntuale a Lavagno, in Prima Categoria, quando Dalli Cani lavorava al fianco di Rinaldo Vincenzi. La terza volta, due domeniche fa. Il maestro torna sul banco di scuola, in quei sedici metri che per oltre vent’anni ha difeso con onore ed impegno. L’emozione, considerato anche il momento delicato in casa tregnaghese, non manca di certo. L’esperienza però, è più forte. Dalli Cani riporta il numero 1 sulle spalle, e in campo non c’è spazio per i ricordi. Tra Tregnago e Bevilacqua è battaglia, entrambe hanno fame di punti. Finisce 0-0, un pareggio che, comunque, fa morale e muove la classifica. Un ritorno coi fiocchi, per Dalli Cani: zero goal subiti, difesa sempre attenta, accorta, nessuna sbavatura. C’è grande soddisfazione, nelle parole del preparatore gialloblù, chiamato a rivivere quei 90′ che hanno contraddistinto la sua terza rinascita da calciatore:

“E’ stato tutto frutto del caso. Gonzato aveva impegni di lavoro improrogabili, Dal Cason era infortunato. E’ stata fatta la scelta di puntare su di me, ho cercato di farmi trovare pronto. E’ andata bene, e per questo ringrazio di nuovo tutti i ragazzi. E pensare che ho giocato pure un po’ acciaccato…”

Come mai? Poi, torniamo alla partita: che gara è stata?

“Ho avuto un piccolo dolore alla gamba dopo l’allenamento del giovedì, e per tutta la gara ho dovuto convivere con un fastidio muscolare. E’ stata una partita combattuta, in cui ho cercato di mantenere molto alta la concentrazione e di guidare la difesa. Temevo le punizioni di Bottaro e le incursioni del loro attaccante, velocissimo, ma ci siamo fatti trovare pronti”.

Lei ha giocato per anni e anni in categoria. Poi, ha allenato diverse squadre: Belfiorese, Lavagno, giovanili del Real Monteforte, Napoleonica, la squadra femminile dell’Hellas Monteforte. Domenica però, è tornato giocatore. Come ha vissuto il tuo terzo ritorno in campo?

“Chiaramente l’emozione del debutto c’era, al di là dell’esperienza. Viviamo un momento delicato, dovevo essere pronto. Poi però non ho avuto nessun problema, coi ragazzi c’è stata subito grande intesa e questo dimostra la bontà dello spogliatoio che c’è qui a Tregnago. A fine gara, lo sottolineo, ho ringraziato uno a uno i miei compagni: questo gruppo merita di più, molto di più”.

Analizziamo il momento della squadra: avete dato uno scossone alla classifica. Cosa la rende ottimista per il finale di stagione?

“Il fatto che, a prescindere dalle vicissitudini, qui non abbiamo mai perso la bussola. I ragazzi sono sempre stati uniti, nessuno ha avuto atteggiamenti sbagliati. L’annata, lo sappiamo tutti, è andata male, ma nessuno ha mollato un centimetro. E’ questo atteggiamento che mi rende ottimista”.

Qual è invece il problema maggiore del Tregnago? Cosa vi ha impedito di ripetere lo splendido campionato della scorsa stagione?

“Abbiamo avuto tante circostanze negative che alla fine hanno condizionato il nostro cammino. Al momento attuale, il nostro problema maggiore è la finalizzazione: creiamo molto, produciamo gioco ma fatichiamo a segnare”.

Guardiamo ai compagni: chi emerge nello spogliatoio tregnaghese?

“Direi molti nomi, tanti meriterebbero una menzione, davvero. Però se devo scegliere, ne dico due: Piazzola e Gugole, per esperienza, qualità tecnica e umana, sono due leader autentici, in campo e fuori”.

Concludiamo con una considerazione. Cosa servirà, a suo avviso, per approntare la volata salvezza? La matematica, in fondo, ancora ve lo permette.

“Serve cultura del lavoro, e l’atteggiamento giusto. Sarà fondamentale tutto, dalla preparazione settimanale all’approccio alla gara. Dobbiamo mantenere alta la tensione, e avere la consapevolezza dei nostri mezzi, che non ci mancano. Possiamo salvarci, l’abbiamo dimostrato. Comunque vada, lotteremo fino alla fine: questo gruppo ha un’identità forte e sarà duro a morire”.