I tornei estivi, vere corride del terzo millennio. Tassonomia dei partecipanti

I tornei estivi, vere corride del terzo millennio. Tassonomia dei partecipanti

by 27 Giugno 2013

Nell’estate calcistica, anche i proverbi dell’antica Roma tornano attuali. Come un grande calderone, il trimestre bollente riscopre usi, costumi, vizi, virtù e paranoie di un mondo sepolto nella storia che torna, prepotentemente, al passo coi tempi. Una locuzione su tutte, spicca: panem et circenses. L’espressione latina attribuita al poeta Giovenale, con la quale si descriveva, un po’ sarcasticamente, il tipo di politica attuata nella “caput mundi” già in epoca repubblicana, è quanto di più corretto con cui si possano rappresentare, in poche parole, le manifestazioni sportive dell’estate che impazza.

Senza interpretazioni, nella sua traduzione più asciutta, più letterale (pane e giochi), la locuzione giovenaliana fotografa in un’infallibile istantanea i segreti reconditi e le dinamiche più curiose dell’estate pedatoria. Il calcio d’estate è la rivisitazione del convivio, dei simposi dell’antica Grecia, dello sport come pretesto per stare assieme, della consolante abitudine mangereccia. La partecipazione fonde in sè salutismo e sregolatezza, in un mix che regala spunti per scene degne di un libro. E’ uno spettacolo circense in tutto e per tutto: ci sono attori, comparse, cuochi, giudizi della corte (l’improbabile tifoseria momentanea). Tra gli spalti menti ardite dividono l’intensa attività cerebrale tra i commenti sui gladiatori con le bullonate, e il secondo piatto da scegliere nei menù. In campo si vedono lampi di genio miste ad entratacce passibili di reato, lanci al bacio e passaggi impossibili, stop a seguire e arrembaggi pirateschi. Nelle notti d’estate il mondo calciofilo sposa la commedia, e il pubblico, sognando i sapori delle cucine, ringrazia sempre divertito.

Ma chi sono i gladiatori d’oggi, chi sono i proseliti del proverbio “panem et circenses”, di cui un redivivo Giovenale scriverebbe sorridente? Eccone una incompleta, imperfetta, ma sempre curiosa tassonomia:

IL FABBRO: La sua vita calcistica è racchiusa in un verbo: randellare. Lui non contrasta: randella. Lui non toglie la palla agli avversari: la sradica. Quando gioca, sembra Attila in preda alla collera. Come un Unno nei suoi momenti peggiori, il Fabbro scarica le tensioni della quotidianità nella partitella estiva. Poi, dopo aver riempito i reparti d’ortopedia dell’intera Verona ospedaliera, se ne va convinto dal campo, sbottando: “Il calcio non è per le signorine”. Che brutta gente: un consiglio, quando vedete un fabbro, scordatevi cos’è il dribbling. Passate la palla, e mantenete le distanze. Le vostre caviglie ringrazieranno.

IL SOLISTA: Il solista è il Narciso del terzo millennio. Mentre gioca, si specchia nei suoi ghirigori con la palla, morendo annegato tra mille zappate avversarie. Per un anno intero l’allenatore gli ha imposto di giocarla a due tocchi: l’estate è la sua rivincita. Non può farsela scappare: danza sulla palla, esibisce finte e controfinte, dribbla avversari, margherite, ciuffi d’erba. Poi finisce gambe all’aria, e si chiede perchè: spiegateglielo voi,il motivo, se avete buon cuore.

IL GEOMETRA: Uomo d’ordine per eccellenza, non si scompone nemmeno d’estate. Mentre gioca vede traiettorie impossibili, alcune le disegna col piede, chiama la squadra a salire, ordina diagonali come fossero panini in un bar. Una volta ha giocato in Prima Categoria, e ha toccato l’apice del calcio secondo le sue possibilità. In quel mentre, ha deciso di insegnarlo al mondo, facendolo correre attorno a sè. Non sono simpatici: provate a farli correre, poi vedrete l’effetto che fa.

LO SVOGLIATO: L’hanno costretto a giocare e non sa perchè ha accettato. Ha la maturità, un esame o un lavoro importante SEMPRE il giorno dopo la partita. Gioca in punta di piedi, più attento a non sudare che a servire i compagni. Se segna però, non è degno d’esultanze. E’ il pegno da pagare per tanti rimbrotti, per tante scuse: tenetelo a mente.

L’UOMO RAGNO: I portieri d’estate sono teatrali. Ci sono attaccanti che si reinventano pararigori, portieri che sfoggiano capacità mai conosciute dai propri allenatori, ex portieri che tornano sul campo, vogliosi di tramandare l’arte per via contemplativa. Sono i proseliti di Spiderman: vederli giocare è come guardare un film, il colpo di scena è sempre dietro l’angolo. Abbiate sempre buon cuore, verso i portieri.

IL CAMPIONE: Il torneo estivo è il suo campionato della vita. Si impegna, rincorre gli avversari, gioca di sponda, chiama impossibili passaggi in profondità, dà ordini a tutti, si autocompiace mentre gioca. Poi segna goal a valanghe, e si permette di esultare: ma perchè li fate giocare?

IL MISTER: Ebbene sì, ci sono anche loro. Non si sa per quale motivo, ma ci sono i mister anche nei tornei estivi. Alcuni chiamano a rapporto la difesa, e non si capisce perchè. Altri cambiano i terzini mentre l’avversario sfonda sulla fascia, creando improbabili situazioni. Altri urlano come vichinghi, contenti di farlo. I migliori però stanno zitti, e a fine primo tempo, scoccano la frase magica: “Chi si ferma a mangiare?” Loro sì, che hanno capito cos’è, lo spirito giusto!

IL CUOCO: E concludiamo con lui, il re del pentolone, il maestro di cucina, l’uomo che moltiplica il pane e il pesce, come il Messia, aggiungendo risotti e pastasciutte, bistecche e torte sconfinate. Ha quel viso paffuto e rubicondo che è inconfondibile: senza, non potrebbe mai dire d’esser un vero cuoco. Sono gli angeli dei fornelli: li pregate, e accolgono subito le vostre preghiere. Per loro, il limite non esiste, c’è sempre un posto in più, una bottiglia in più, un piatto in più per tutti. Vogliate bene a loro, finchè esistono!