Dilettantismo e social network: che specie umana si nasconde dietro il pc?

Dilettantismo e social network: che specie umana si nasconde dietro il pc?

by 2 Settembre 2014

Dilettantismo e social network. Il binomio è curioso: analizzarlo è simpatico ed elettrizzante. Per iniziare, un po’ d’ironia non guasta mai. Ormai è una moda consolidata: nel professionismo, testate cartacee e online riportano spunti d’ogni tipo dai vari profili dei giocatori. Campioni, ma non solo: amici, mogli, fidanzate, dirigenti, personaggi famosi, qualche hacker che, di tanto intanto, si diverte a far impazzire i media. Noi, sia chiaro, non lo faremo. Non ne vale la pena e non è nel nostro stile.

Ragionare sull’uso dei social da parte dei cultori del dilettantismo, però, è affar alquanto interessante. Certamente farà sorridere, e non è poco. Ma non solo: in rete c’è davvero di tutto. Dalle citazioni più improbabili ai consigli di vita, dalle foto ricordo ai cerimoniali, per finire alla goliardia, dilagante, mista alla scaramanzia che non guasta mai. Sociologicamente parlando, potremmo abbozzare una tassonomia del dilettante-nei-social-network. E’ un po’ una nostra specialità. La curiosità e la capacità d’osservazione non ci mancano, così come la voglia di sorridere. Non scordiamocelo: il nostro è un romanzo popolare, ogni tanto bisogna pur lasciarsi andare. Senza esagerare, certo. Però il tentativo merita attenzione: cimentatevi nella lettura e diteci la vostra. ‘Semel in anno, licet insanire’ dicevano i latini: cominciamo?

Partiamo dal più diffuso. Su di lui, si sprecano post su post. Una vera e propria letteratura 2.0. Sovrano dei social, è il bomber, spesso più di nome che di fatto. Ormai è un fenomeno antropologico: il bomber, sostantivo che profuma d’iperbole, può avere meriti sportivi, ma non è una condizione necessaria. La ‘conditio sine qua non’ per meritare il nomignolo è una sola: la capacità d’esagerare. Nel bene e nel male, l’importante è non rimanere tra le righe. Il bomber è sempre sotto o sopra la linea del prevedibile, in campo e nello spogliatoio, nelle cene di gruppo e al bar, spesso, suo habitat naturale. Alcuni di loro, narrano dei post-partita come parlassero d’epiche imprese. Sull’epico possiamo discutere. Sull’impresa invece concordiamo: tornare a casa, per alcuni, dopo tanti bagordi, è davvero un’Odissea. E per fortuna che il ritorno ad Itaca non è rovinato dai Proci: altrimenti, dovremmo chiedere a Omero di scriver un’altra opera. Chissà come l’interpreterebbe, l’autore greco. Il bomber non è per forza un attaccante: sia chiaro. Il vero bomber è colui che impersona l’esagerazione: pure nei racconti delle gesta sportive, talvolta anche quelle più raccapriccianti che, a sentir loro, paiono favole. Per questo anche i portieri, certe volte, meritano la simpatica etichetta. Pure i mister. Dite la verità: potremmo farne a meno?

Dalla parte opposta, ci sono i santoni: per loro il calcio è un’equazione già scritta, una questione di conoscenza, che ovviamente possiedono a priori. La sanno lunga: non c’è che dire. Alcuni sono proprio illuminati. Altri invece, inseguono la luce ma non la vedono da anni, pur senza accorgercene. Sono i sofisti del nostro calcio. Se volete spiegazioni, andate da loro: ne hanno per tutti. Per ogni problema hanno una soluzione: il vero problema, però, è che pochi gli ascoltano. A volte aizzano discussioni infinite, il loro pane quotidiano. Sono personaggi sagaci, intuitivi, un po’ presuntuosetti, ma immancabili. Se ne nascondono ovunque: in campo, in panchina, in tribuna, dietro al pc (esistono anche i commentatori virtuali, artefici di un prolungato processo biscardiano 2.0). Ogni tanto sorge un grattacapo e loro devono dir la loro: lo sentono come un dovere morale, una sorta di imperativo categorico. Preferiscono la dialettica all’atletica, il sudore del cervello, talvolta sprecato, a quello fisico. Passi per gli illuminati, che servono sempre. Gli altri però, facciano un passo indietro. C’è un limite a tutto: pure alla pesantezza di certi commenti. Qualcuno li faccia sorridere!

Idealisti del giorno d’oggi, ci sono loro: i romantici. Per loro il calcio è emozione e devono dirlo al mondo. Alcuni sono commoventi, altri patetici: dipende dalla carriera, dallo stile di vita e dalla conoscenza dell’italiano. Certi post sono un inno allo sport. Altri, lo specchio di una verità assoluta: dietro allo schermo di un pc, si può scrivere di tutto. E’ facile e veloce: la realtà, però, è un’altra. Occhio alle contraddizioni, dunque: alcune sono, come dire, inopportune, per non usare altra terminologia. Chi ci casca, crea una nuova categoria: quella dei confusi. Sono poetici, strani, umorali, incomprensibili, antipatici e simpatici insieme. Qualcuno, però, gli dia una mano a ritrovare la retta via. Ma prendiamo i romantici puri: sono spettacolari. Danno colore, significato e musica allo sport più praticato al mondo. Il loro è un calcio che profuma d’amore sincero: siamo altrettanto sinceri ad ammetterlo. Moltiplicate la specie, romantici: abbiamo bisogno di voi.

Specie strana, sono gli impassibili: sembrano turisti per caso. Inclini alla scomodità, si fanno andar bene tutto. Prendono il calcio per quello che è: un gioco, senza troppi pensieri. Che siano loro i veri dilettanti?

Casi patologici, invece, sono i cyberdipendenti: devono postare ogni momento della loro vita. Il mondo deve sapere: cosa fanno, cosa pensano, cosa pensano dell’altrui pensiero. Gioie e dolori, vizi e virtù, grottesco e sublime. Sono individui ipersociali, alcuni per autoironia, altri per una strana esigenza di voler lasciare a tutti i costi un segno del proprio passaggio.

Ultimi in ordine di citazione, ma non di simpatia, sono i restauratori: sono personaggi over 50, iscrittisi ai social per ritrovare vecchie amicizie. Sono i padri del calcio che fu, sport antico, a loro parere genuino (siamo sicuri?). Lo vorrebbero riportare in auge, ma è impossibile. Lo scarto generazionale è enorme. Ma per loro non è un problema: la rete gli facilita le rimpatriate. La cosa li inorgoglisce: il piede destro non ha più il tocco di una volta, ma l’amicizia, è storia nota e ultracliccata, non conosce età. I restauratori sono i nostalgici del nostro calcio: godono oggi il ricordo di ieri, chi a ragione, chi per il semplice gusto di farlo (questi ultimi, sanno essere spettacolari attori dell’invenzione pro tempore delle loro presunte gesta pedatorie).

Finito qui? Forse. Voi di che categoria siete? Quali devianze umane abbiamo scordato nella tassonomia? Scriveteci, la rubrica avrà un seguito. Ormai è noto: esiste un profilo 2.0 anche del dilettantismo. Siamo arrivati dopo, ma non poteva essere altrimenti. Ora ci siamo: continuiamo la nostra analisi. E’ una sociologia spicciola e imperfetta, ma può essere divertente. Dateci una mano, una risata non fa mai male. Ogni tanto vorremmo anche farvi ridere, in fondo.

Alla prossima,

Riccardo Perandini

Direttore Editoriale Calcio Dilettante Veronese

mail: riccardo.perandini@libero.it