Chievo-Top 22 6-0, la selezione di Cherobin esce a testa alta dalla sfida con l’undici di Maran

Chievo-Top 22 6-0, la selezione di Cherobin esce a testa alta dalla sfida con l’undici di Maran

by 13 Luglio 2015

A testa alta. Sandro Cherobin a fine gara arriccia il baffo e sorride. “Non male – sussurra – peccato per la fase centrale del primo tempo. Ma abbiamo tenuto bene il campo per tutta la gara, ricordiamoci che questi ragazzi sono dilettanti e di fronte avevano professionisti già in preparazione. Noi, invece, siamo ancora in piena vacanza. Gran bella giornata, sono soddisfatto”. Pensieri dolci del dopo partita. Cherobin voleva una cosa sola: uscire dal campo con dignità. Col petto gonfio, senza grossi rimpianti. L’obiettivo, se di obiettivi si parla, è stato raggiunto. Chiaro: forse nella fase centrale del primo tempo non sono state trovate le giuste misure alle geometrie clivensi. Peccato, ma non importa. E’ una macchia troppo piccola, talmente incolore che non la si nota nemmeno.

Nel primo tempo la Top parte bene. Pressa alto, tiene corti i reparti, toglie fiato alla manovra gialloblù. Il Chievo aumenta i giri, lavora la palla con mestiere, cerca il pertugio sia centralmente sia sugli esterni, ma non si passa. La diga eretta da Poletto e Dal Degan regge bene, l’impostazione e l’approccio sono quelli giusti. Il fraseggio del Chievo è uno specchiarsi continuo, un periodare assorto e senza sbocchi. A rompere l’inerzia del match è un capolavoro di Christiansen: palla all’altezza dei venti metri, destro violento, incrocio pieno. Maragna, impietrito, nulla può.

Il goal clivense scioglie le certezze della Top. La selezione s’allunga un po’ troppo, la vista s’annebbia, le distanze aumentano, così come gli spazi per gli inserimenti dei cursori in maglia gialloblù. Castro raddoppia di testa su corner, Meggiorini, poco dopo, infila il tris con una volèe d’applausi. Il tre a zero sgonfia leggermente l’orgoglio di una Top che, per quanto mostrato nei primi minuti, forse sperava di poter chiudere con un passivo minore. Ad un palmo dal 45′ Castro anticipa tutti di punta e confeziona il poker, poi si va al riposo.

Cherobin nella pausa rivoluziona la selezione, dando spazio al secondo undici. La ripresa è interessante. La Top dialoga maggiormente, non sfonda davanti ma, almeno evita di rincorrere continuamente l’avversario. Il Chievo prova a riproporre lo stesso canovaccio della prima frazione con altri interpreti, ma non tutti mostrano di sapere a memoria il copione. Paloschi si danna l’anima, ma dalle parti di Da Vià, ottima la sua prestazione, così come quella di Maragna, riscattatosi ampiamente in finale di tempo, non si passa. Il Chievo non conclude, la Top resiste, macina metri, prova ad alzare il baricentro. E’ partita vera, vola anche qualche scaramuccia, per fortuna sedata subito. A metà tempo Paloschi sfrutta un’imbeccata e trafigge Da Vià; poco dopo ha un rigore a disposizione: il neo portiere del Caldiero vola a sinistra e respinge a mano aperta. Gran gesto tecnico, piovono scrosci d’applausi dagli spalti. Nel finale, Hetemaj arrotonda il punteggio da due passi.

A confronto chiuso sono più i sorrisi che i musi lunghi. Sei goal di questi tempi non sono molti. Resta la consapevolezza d’aver tenuto il campo a dovere con una selezione che, per quanto validissima, è fuori preparazione e composta da elementi che, pur conoscendosi, non gioca mai assieme. Obiettivo raggiunto, dunque. E complimenti a “Baffo” Cherobin: anche stavolta ha retto il confronto col la classe e l’ironia di sempre.