Cene di gruppo. Vi siete mai chiesti chi siede in fianco a voi?

Cene di gruppo. Vi siete mai chiesti chi siede in fianco a voi?

by 10 Gennaio 2014

Umanità a tavola. Analizzarla è curioso, interessante e divertente. Le cene di gruppo sono un must del calcio dilettante? Bene, passiamole al setaccio. Vi siete mai chiesti che devianze prende l’umana specie nella condivisione di un attesissimo momento mangereccio? Il risultato strappa un sorriso. Una tassonomia è possibile: azzardiamola. Vi sottoponiamo un resoconto sulle varietà di homo edens(uomo che mangia). Fate finta che il nostro racconto sia un insieme di pietre. Cimentatevi nella lettura, poi diteci se sono sassi o pepite.

Forchetta in mano, bicchiere pieno, fame antica, stomaco capiente come non mai: la partenza è uguale per tutti. C’è chi sogna la cena già dal mattino, chi l’attende per vedere cosa succede, chi fa finta di nulla. Ma è a tavola, quando le bocche lavorano come stakanoviste incallite, che l’umanità prende colore, differenziandosi curiosamente. Quando lo stomaco apre la sua porta, ospitale come pochi, succede di tutto.

La chiave di lettura, o lo strumento d’indagine, se vogliamo chiamarlo così, sarà il linguaggio. Perchè è nell’espressione, che si contempla l’animo e l’agire dell’uomo. E allora rispondiamo alla seconda, tagliente domanda: di cosa parla la gente a cena? Ma soprattutto, in quali momenti?

La divisione della specie segue le rotte più disparate. A Mendel, se risorgesse, non basterebbe un’intera vita per studiarle tutte. Noi, ci limitiamo a riportare un piccolo estratto. Andiamo per gradi e per categorie.

A primo acchito, balzano all’occhio gli sportivi. Nella categoria però, fanno parte tre agghiaccianti sottospecie: l’appassionato, lo scommettitore e il salutista. L’appassionato è tendenzialmente avanti con gli anni, ama il suo sport come pochi e deve farlo sapere al mondo. Racconta i suoi inizi, le sue gesta, i suoi vizi e le sue virtù. Ad ogni boccone il racconto si condisce di particolari sempre più curiosi, sconfinando nel metafisico. Sono dei grandi compagnoni: se vi piace chiacchierare, sono i vostri vicini ideali. Sappiatelo, quando scegliete il posto in cui mangiare. Lo scommettitore è un incallito giocatore d’azzardo: il campionato per lui non è un racconto lungo dieci mesi da seguire di settimana in settimana. E’ un esame di pensiero probabilistico: lui deve scommettere, pronosticare, prevedere. Ogni partita è una sfida contro la sorte. Quando ci azzecca, esulta come dopo un goal. Quando sbaglia di poco, si rammarica come non mai. Quando realizza che era meglio conservare qualche euro, apriti cielo. Ha amici solo nella sua categoria: occhio, dunque, se in fianco al piatto notate schedine. Al vostro fianco potrebbe esserci uno scommettitore, e la serata potrebbe prendere pieghe non proprio promettenti, se non siete amanti della specie. Poi, a coronare il terzetto, c’è il peggiore di tutti: il salutista. Quando il mondo si gode il gusto dell’esagerazione, lui pensa alla linea. Ha calcolato che con l’allenamento ha bruciato metà delle calorie ingurgitate durante il giorno e non può permettersi di superare la soglia consentita. Sbuffa, mangia svogliato, beve acqua naturale guardando schifato chi si inebria d’immenso, forchetta in una mano, bicchiere nell’altra. Avranno anche un bel fisico, ma che noia, questi salutisti!

Ci sarebbero i maniaci del mestiere, quelli che analizzano l’allenamento appena svolto e proiettano il pensiero alla domenica dopo. Loro sono sempre in campo, che sia col pensiero o col corpo. Non sono professionisti, ma vorrebbero esserlo. Per una volta però, vorremmo sorridere. Discutano pure, sia mai!

Cambiamo categoria. Dopo gli sportivi, ci sono i politici. Anche loro, specie raccapricciante. Si dividono in rivoluzionari, scettici, berlusconiani a prescindere, sinistroni chic, finti rossi, finti fasci e silenziosi. I primi due ce l’hanno col mondo. Hanno sempre qualcosa da dire, una protesta da fare, un problema da rendere noto a tutti, una preoccupazione da diffondere. Per carità, hanno ragione. Ma c’è momento e momento. Un sorrisino ogni tanto? I terzi sono i burloni: il Silvio nazionale li ha colpiti al cuore. Per loro va sempre tutto bene, anche quando il mondo crolla sotto i loro piedi. Positività è la loro parola d’ordine. Guai a parlare di crisi (è psicologica!), di lavoro che non c’è (la gente non sa cambiare!), di scuola che non insegna nulla (gli insegnanti sono stupidi e gli studenti non hanno voglia!). Loro, dicono di avere una soluzione per tutto. Visto chi è il loro modello però, vien da dire, meglio lasciarli tra le braccia del destino. Ci penserà lui, a far quadrare i conti. I peggiori sono i sinistroni chic: parlano di lavoro ma non hanno mai lavorato. Discettano sui salari degli operai, ma non hanno mai visto una fabbrica dall’interno. Discutono di sicurezza sul lavoro, ma non si sono mai sporcati le mani. Abbiate pietà, quando li vedete. Sono tra quelli che devono riempirsi l’animo a parole. Per fortuna però, spesso, c’è il vicino che ricorda loro che il riso si fredda, e un ben di dio del genere non può andar perduto. Che gran signori, quei vicini! I finti rossi e i finti fasci sono specie da non imitare. Vivono sull’effetto tifoseria, parlano per slogan, ricordano ideologie allampanate, rievocano episodi senza senso. La domanda sorge spontanea: chi ve lo fa fare? Anche per loro stendiamo un velo pietoso. Ogni parola spesa è fiato perso. Per fortuna, sono in via d’estinzione. Finalmente, arriviamo alla fine. Al traguardo ci sono loro: i silenziosi. Forse sono ricchi, forse benestanti, forse invece hanno qualche problema di troppo. Hanno le loro idee, ma non sentono la necessità di sbandierarle al mondo. Non devono convincere nessuno. Non si lamentano, non devono condividere nessuna rabbia. Si limitano a mangiare, pensando che ogni discorso è inutile, sorridono al vicino che elogia Renzi con tanto di filosofiche motivazioni e dicono: “Scusa, mi passi il formaggio?” Benediteli, se avete un cuore!

Finalmente, volgendo alla fine, cominciamo a sorridere. A riempirci l’animo ci sono i compagnoni: parlano di serate, organizzano ritrovi e feste, aperitivi e uscite di gruppo. Hanno capito che il mondo è bello se vissuto con l’altra sponda. L’argomento femmina è il più gettonato: si va dall’amore alla presa in giro, dal desiderio erotico ai racconti improbabili, dai ricordi gonfiati alle pacche sulla spalla. Certi argomenti non possono essere riportati: chi ha capito di che personaggi mitologici parliamo però, sa bene a chi facciamo riferimento.

Accanto a loro c’è l’uomo sociale: ragiona tramite i social network. Parla di likes, popolarità di status, foto gradite, amicizie strette via web. Per lui, la comunicazione (a proposito, che tipo di comunicazione?) è tutto. A volte esagerano, ma possono ottenere facili perdoni. In fondo, spesso, sono tipi simpatici. Lasciamoli fare, finchè sono innocui.

Parenti alla lontana sono i tecnologici: dispongono di cellulari all’avanguardia, memorie portatili all’avanguardia, pc all’avanguardia, macchine all’avanguardia. Per loro il ricordo di ieri non ha senso: esiste solo il domani. Vivono nel futuro, o per lo meno così sembra. Sperate che si scarichi la batteria di quegli aggeggi, ogni tanto. Il risultato potrebbe essere esilarante.

La tassonomia potrebbe proseguire, ma dobbiamo concludere. Potremmo parlare degli eruditi, che se non hanno un detto latino al giorno poco ci manca, ma qualche lettore potrebbe annoiarsi. Ci fermiamo qui. Che dite, può bastare? Alzi la mano chi ha qualcosa da aggiungere e lo segnali: la rubrica, sicuramente, avrà un seguito degno d’attenzione.

Arrivederci alla prossima, e godetevi le cene di gruppo!

Riccardo Perandini

Direttore Editoriale Calcio Dilettante Veronese

mail: riccardo.perandini@libero.it