Alessio Sartori ricorda gli anni all’ombra della Busa: “Vi racconto io cos’era il San Zeno”

Alessio Sartori ricorda gli anni all’ombra della Busa: “Vi racconto io cos’era il San Zeno”

by 21 Gennaio 2014

Orgoglio granata. C’era un tempo in cui il San Zeno era sinonimo d’eccellenza a livello giovanile. A Verona, ma non solo. L’intero veneto aveva conosciuto la forza dell’allora vivaio sanzenate, uno dei migliori dell’intera provincia. L’onore di giocare all’ombra della mitica “Busa” era riservato a pochi. Alessio Sartori, oggi numero dieci del Bussolengo capolista in Prima Categoria, era uno di quelli. Il suo ricordo è ancora limpido. Gli anni al San Zeno gli sono rimasti dentro.

Anni di sacrifici, di viaggi, di corse nel traffico col presidente Casale per arrivare in tempo agli allenamenti, di vittorie e di un imprinting calcistico indelebile. Erano gli anni a cavallo del nuovo millennio. Tempi in cui il San Zeno era all’apice della propria parabola, dove ora, ricostruito da poco il settore giovanile, vuol tornare con la politica dei piccoli passi.

“Ricordo con grande piacere gli anni al San Zeno – commenta Sartori – furono anni splendidi sotto tutti i punti di vista. Tra tutti, ricordo mister Aggio, un grande. Sapeva insegnare calcio come pochi, e per noi era come un secondo padre. Ci ha fatto crescere in tutti i sensi, chiunque porta un bel ricordo di lui. Ci è rimasto dentro, i suoi erano consigli che attraversano il tempo. Credo che fosse proprio il San Zeno come società a scegliere, al tempo, allenatori così. Non per niente eravamo tra le migliori società giovanili del veneto”.

Ancora oggi, scendere i gradoni della Busa per Sartori è un’emozione unica.

“Già, chi non ha giocato qui non può capire. Passano gli anni, ma l’emozione è quella di sempre, forse ancora più forte”.

Erano anni aurei. Con la casacca granata giocavano signori giocatori.

“Ho giocato con gente arrivata nei professionisti. Stefano Leso e Cezar Arzubialde passarono al Perugia di Gaucci. Alex Guardini, fino allo scorso anno bomber del Pedemonte, andò a giocare nella Primavera del Verona. Insomma, se le società professionistiche volevano pescare giocatori nei dilettanti, al San Zeno trovavano sempre pane per i loro denti”.

Sartori giocò anche con Cazzola, oggi in Serie A all’Atalanta.

“Sì, aveva un fisico imponente, però ricordo un aneddoto curioso. Eravamo sul campo del Crazy, Cazzola, che ha un piede alla Ibrahimovic, sul 46, al posto di calciare la palla alzò una zolla del terreno, zappandola. Ecco, questo zappatore è arrivato in Serie A grazie all’impegno. Una cultura del lavoro che, certamente, in gran parte ha appreso con noi, al San Zeno”.

Tanti i ricordi sparsi anche per ciò che riguarda gli esordi in Prima Squadra a San Zeno. Sportivamente non brillantissimi, ma sempre fulgidi per ciò che concerne l’aspetto umano. Fondamentale, in un contesto dilettantistico.

“Ricordo Riccardo Rimpici, un giocatore di una eleganza sopraffina. Zeno Vesentini, grande uomo spogliatoio. De Pizzol, l’attuale capitano, Viscione, Ionita, Grigolo. Il ricordo più bello invece risale alla convocazione nella rappresentativa regionale: fu una grande soddisfazione”.

Oggi Sartori è il numero dieci del Bussolengo. La Promozione è lì, a portata di mano. Inutile chiedere quale sia il suo obiettivo. La porta del San Zeno, però, è sempre aperta.

“Quest’estate ero vicino ad un ritorno di fiamma. Ma alla fine per diversi motivi ho scelto di rimanere a Bussolengo. Sono concentrato sul nostro campionato, non ho altri pensieri. Certo è che al San Zeno sono legati i ricordi più belli della mia carriera, e se un giorno dovesse ripresentarsi l’opportunità, di sicuro tornerei molto volentieri!”